La parola sincera
Ogni giovinezza schietta e viva sta sotto il segno della veracità. Dallo spirito di verità ha origine ciò che in essa può diventare grande e duraturo.
Ogni giovinezza schietta e viva sta sotto il segno della veracità. Dallo spirito di verità ha origine ciò che in essa può diventare grande e duraturo.
Comportati così, Lucilio mio: rivendica i tuoi diritti su te stesso, e il tempo che finora ti veniva portato via o ti veniva rubato o ti sfuggiva di mano, trattienilo e custodiscilo. Convinciti che le cose stanno proprio così come ti scrivo
Il contenuto era quello che contava. La pasta umana. Era un amico, semplicemente. Ed eravamo d’accordo, tra amici. D’accordo su cosa? Sul Pernod? Sul significato della vita? Non avremmo saputo dirlo neppure noi. Ma quest’accordo era così pieno, poggiava su una bibbia così evidente nella sua sostanza, che avremmo accettato di fortificare quella veranda e di sostenervi un assedio, per salvare quella sostanza.
“Porta in te il pensiero della morte”, ci dice tutta la tradizione ascetica. Allorché rammentate queste parole a un uomo d’oggi, egli le rifiuta: “come? Devo vivere per tutta la vita, la mia lunga vita d’uomo, nell’orrore della morte che verrà? Tutte le gioie devono essere avvelenate dalla certezza che avranno fine? Ogni amore deve essere terrorizzato dall’idea della sua perdita?
Vivere nell’attesa del ritorno del Signore non è fuga dalla storia: è vivere più pienamente la storia nell’orizzonte del suo destino ultimo. L’atteggiamento evangelico della vigilanza fonda così un’etica del discernimento: chi attende il Signore si sa chiamato a vivere responsabilmente ogni atto alla presenza del suo Dio, e comprende che il valore supremo di ogni scelta morale sta nello sforzo di piacere a Dio e di santificare il suo Nome compiendo la sua volontà. Dio, quale orizzonte ultimo e patria vera, diviene il criterio della decisione morale;
Per essere uomini autentici, per fare della propria vita un capolavoro, è invece necessario fare discernimento delle parole, delle proposte, delle presenze dominanti e interrogarsi... Il giovane del racconto di Marco è uno sconosciuto, sappiamo solo che era giovane (come appare dal racconto parallelo di Mt 19,16-22: cf. vv. 20-22), ma siccome si interrogava sul senso della vita si è accorto del passaggio di Gesù e lo ha interrogato, si è arrischiato a porre delle domande a quel rabbi che passava. «Maestro buono - gli ha chiesto - che cosa devo fare per ottenere la vita per sempre?».
Nella relazione con il malato e con il sofferente in genere, la compassione è attitudine essenziale. Dal punto di vista teologico la Bibbia attribuisce la compassione anzitutto a Dio e ne fa l’elemento in base al quale Dio “vede” la sofferenza del popolo e si appresta a intervenire a suo favore (Esodo 2,23-25; 3,7-8); Cristo nei vangeli appare come narrazione e personificazione della compassione di Dio, ben espressa nell’atteggiamento del buon samaritano che, passando accanto all’uomo ferito, “lo vide e ne ebbe compassione” (Luca 10,33).