Fare della propria vita un capolavoro
E mentre passava per la via, un tale essendo corso e inginocchiatosi dinanzi a lui lo interrogava: “Maestro buono che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?”. Ma Gesù gli disse: “Perché mi chiami buono? Nessuno è buono se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”. Ma quegli gli dichiarò: “Maestro, tutto questo l'ho custodito fin dalla mia giovinezza”. Gesù fissando su di lui il suo sguardo lo amò e gli disse: “Una cosa ti manca: va', vendi quello che hai, dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo e vieni e seguimi”. Ma egli oscuratosi in fronte per la parola se ne andò rattristato. (Mc 10,17-22).
Per essere uomini autentici, per fare della propria vita un capolavoro, è invece necessario fare discernimento delle parole, delle proposte, delle presenze dominanti e interrogarsi... Il giovane del racconto di Marco è uno sconosciuto, sappiamo solo che era giovane (come appare dal racconto parallelo di Mt 19,16-22: cf. vv. 20-22), ma siccome si interrogava sul senso della vita si è accorto del passaggio di Gesù e lo ha interrogato, si è arrischiato a porre delle domande a quel rabbi che passava. «Maestro buono - gli ha chiesto - che cosa devo fare per ottenere la vita per sempre?». C'è qui un atteggiamento di questo giovane che l'evangelo ci mette davanti: è uno che cerca, è uno che si interroga e quindi, al passaggio di un maestro, interroga chi è più esperto di lui... Voi giovani più che altri, voi giovani di oggi più di quelli della mia generazione, capite e cercate non una cultura dello studio, non una cultura della regola, ma quella della presenza. Per essere lontano dall'intellettualismo come dal dilettantismo e dall'esperienzialismo chi è giovane cerca una presenza, cerca qualcuno che gli trasmetta una verità vissuta. Ricordate Milarepa? Ricordate Siddharta? Ricordate il pellegrino russo? Ricordate anche quei giovani che hanno incontrato e conosciuto Gesù fino a diventare suoi discepoli, fino a condividere la vita con lui? Cercavano, cercavano soprattutto una presenza, un maestro... e trovatolo lo hanno interrogato..
Nei detti dei padri del deserto sta scritto: Un giovane andò da abba Paisio e gli chiese: «Che devo fare? Dimmi una parola!». E quell'abba gli rispose: «Va' e sta' accanto ad un uomo esperto in umanità e imparerai cosa devi fare!». Il giovane del nostro racconto ha fatto così e, saputo della presenza di Gesù, si è avvicinato a lui e lo ha interrogato sul «che fare?». Che fare per avere la vita per sempre, che fare per conoscere la liberazione, che fare per dare alla vita un senso oltre la morte, oltre il male che la minaccia?