Dal Salone del libro … letture con l’autore

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Quando mio nonno arrivò all’inverno della sua vita e io a questa estate declinante, in questo autunno della mia, in un settembre ancora soleggiato dove bisogna affrettarsi a raccogliere i frutti prima che cadano e vadano persi, ho avuto l’idea – ho finalmente avuto l’idea – di chiedergli quale fosse la natura di quel blocco di ghisa che aveva pesato su di noi, quale fosse la natura della sua fede, quale la natura di ciò in cui credeva …

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Cantico: desiderio di reciprocità

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“Che egli mi baci con il bacio della sua bocca!” (Ct 1,1). Il canto dei canti si apre su un bacio. Il Cantico si apre su un desiderio, un’aspirazione, una preghiera – la più bella che si possa fare –, il desiderio del cuore che si incarna nella richiesta delle labbra, luogo della parola e luogo dell’amore tenero e reciproco. Colui o colei che parla (“mi baci”, prima persona) si esprime senza rivolgersi direttamente all’altro, qui menzionato alla terza persona (“egli … della sua bocca!”). Alcune versioni hanno forzato la traduzione scrivendo: “Baciami …”, ma è ciò che lui /lei per l’appunto non dice. Lui /lei desidera la perfetta reciprocità, ma non la esige, non comanda nulla in forma imperativa, non dà ordini. Mi darà questo bacio quando vorrà, se vorrà, non appena vorrà; a lui /lei di scegliere, ma voglio che si sappia che io non desidero nulla di meno. Preghiera che implica la piena libertà di chi prega, e nel contempo lascia a colui che viene pregato piena libertà.

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Se dovessi ...

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Se dovessi... vorrei prendere le cose non troppo sul serio. Mi spiego: che un vescovo non prenda sul serio i suoi doveri pastorali è cosa inconcepibile. Ma può accadere a un vescovo, a un parroco, a un prete o non prete investito comunque di responsabilità, di prendere le cose troppo sul serio.

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Lettori, uditori, interpreti, discepoli

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La lettura pubblica di un testo nominatamente tratto da un libro santo, e annunciata come tale, nel corso di un’assemblea liturgica, è una scena rituale. La proclamazione a viva voce si fa significativa tanto per il suo protocollo, quanto per il suo contenuto o il suo discorso, a fortiori per ciò che si potrebbe ritenere la semplice comunicazione di un’informazione.

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La morte: un luogo per l'amore

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“Gesù disse: ‘È compiuto!’” (Gv 19,30). Quello che i capi dei giudei avevano in mente da settimane è stato perpetrato: Gesù è morto con la complicità dell’occupante romano, per una parvenza di legalità; di fatto, freddamente assassinato. E “loro” si sentono sollevati. Con questa morte si volta pagina, definitivamente. Non è forse l’esito normale del processo che quel disgraziato stesso aveva imprudentemente innescato? Assassinio politico, come avevano suggerito alle orecchie compiacenti di Pilato (“Non abbiamo altro re che Cesare”: Gv 19,15), mentre per i giudei si tratta piuttosto di un omicidio religioso, la giusta punizione per una bestemmia: “Noi abbiamo una Legge e secondo la Legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio” (Gv 19,7).

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Amici, in cammino con Gesù

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Bernardo di Clairvaux nel sermone 57, illustra a partire dal linguaggio allegorico del Cantico dei cantici come l’anima possa attendersi la venuta di Dio. Attraverso le immagini del Cantico, mette in risalto la “contemplazione casta” e le parole che evocano le qualità della sposa – “amica, colomba, bella” – in relazione a Marta, Maria e Lazzaro. Infatti l’anima si trova incessantemente in un’alternanza tra il desiderio di guadagnare delle anime (la conquista) e il bisogno di gustare la contemplazione e la preghiera. La sposa è dunque “amica” perche cerca di offrire aiuto attraverso la predicazione; è “colomba” perché con la preghiera supplica di ottenere la misericordia divina; ed è “bella” nel suo desiderio del cielo. Da qui il parallelo con Marta che serviva, Maria che si dedicava alla contemplazione e Lazzaro che gemeva levando suppliche nella tomba. I tre sono nel loro insieme simbolo della vita spirituale.

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Ogni giorno, ricominciare!

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Fratelli e sorelle, nel Prologo della sua Regola Benedetto fa un avvertimento chiedendo a ogni monaco una vigilanza, un’attenzione, un vero e proprio stato di allerta per poter procedere nella vita spirituale. Benedetto dice: “È ormai ora di svegliarci dal sonno” (Rm 13,11), e poi ci invita: “Aperti gli occhi alla luce divina, ascoltiamo la divina voce che chiama ogni giorno: ‘Se voi ascoltate oggi la mia voce, non indurite il vostro cuore!’ (Sal 95,8)” (cf. RB, Prologo 8-10).

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