Vivi con gioia

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La nostra vita è vivibile se essa è anche contrassegnata dalla gratuità, dalla gioia, dalla ricerca di bellezza nei rapporti con le cose, gli ambienti, gli animali, le piante, i fiori, da rapporti sobri e semplici tra di noi, ma animati da affetto e benevolenza. Se è bello cantare le lodi del Signore, è anche bello che i fratelli e le sorelle siano insieme (Sal 133). Questa bellezza è una costruzione quotidiana che chiede sforzo e impegno e su cui si posa la benedizione del Signore.

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L’equilibrio del lavoro

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Il lavoro è un modo di vivere la povertà perché si tratta di guadagnarsi il necessario con le proprie mani, altrimenti si finisce per vivere una vita di mollezze e comodità, mantenuti da chi fa doni ed elargizioni, magari sublimate ipocritamente come “Provvidenza”. La serietà della vita di lavoro è anche spesso il linguaggio capace di comunicare con le persone più semplici e di creare una simpatia e una base di comprensione con tante persone, comprensione che si situa sul piano prettamente umano. Questa serietà sul lavoro è fondamentale per evitare la decadenza di una vita monastica.

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Uno sguardo decentrato da sé

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Un grave rischio che paralizza la vita spirituale è quello di chiudersi in sé, di avere come centro e fine del proprio pensare e agire solo se stessi. Di non avere occhi che per se stessi. Di avere come oggetto di interesse e di discorso solo se stessi o la propria piccola cerchia di persone con cui si è in relazione, o al massimo la comunità, mentre esiste una marea di problemi enormi dell’umanità oggi, a cominciare dagli ospiti che vengono da noi e che cercano luce, senso, o almeno un momento di respiro da una quotidianità pesante e spesso invivibile.

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