Giorgio La Pira
Dopo un incontro con De Gasperi e Dossetti ribadisce la sua scelta di fondo: “Ecco, mi dicevi, il mio vero posto politico: essere sì molto vicino agli uomini che hanno la responsabilità del potere: ma per svolgere una funzione che essi non hanno il tempo e la vocazione di svolgere: quella d pregare, di meditare, di studiare, di consolare: insomma di essere una lampada viva di interiorità per dare a tempo opportuno quei riflessi di interiorità che servono a chiarire una situazione, a portare sostegno e speranza in circostanze determinate”. Qualcuno parla di una seconda conversione di La Pira che sarebbe avvenuta tra il '48 e il '51 durante la sua esperienza di sottosegretario al lavoro e poi di sindaco di Firenze. Certamente incontra per la prima volta i drammatici problemi dei disoccupati, si imbatte nelle contraddizioni della società di quegli anni. L'esperienza di governo e soprattutto quella amministrativa pone problemi nuovi a La Pira che dimostra sempre una grande invenzione e libertà nell'affrontarli ma non modifica la sua identità più profonda, che è la sua fede, la sua vita spirituale.
Nel pieno della guerra fredda nel giugno del 1952 La Pira organizza il primo dei Convegni per la pace e la civiltà cristiana che si ripeteranno ogni anno fino al 1956. Nel 1955 propone, ampliando fortemente la prospettiva, il Convegno dei sindaci delle capitali del mondo. Nel '54 a Ginevra invitato dalla Croce Rossa Internazionale pronuncia il discorso sul ruolo delle città dinanzi alla minaccia nucleare.