Giorgio La Pira

In questa sua azione a favore della pace e dei poveri La Pira ha sperimentato la diffidenza, l'opposizione, la derisione non tanto degli avversari, quanto degli amici, di coloro che erano politicamente e culturalmente vicini a lui. Ma resta un uomo libero, si fa viandante della pace in ogni luogo dove è necessario bussare ad una porta, ascoltare e parlare senza pregiudizi. Forse è l'unico uomo italiano che sa misurarsi sui destini del mondo, attuando una singolare politica estera che ebbe una sua efficacia. È la fede nel Risorto che gli permette di comprendere le profondità della storia: «Anche nel profondo della storia umana, così agitata in superficie, vi sono grandi e misteriose correnti che trascinano in un senso ben preciso: cioè verso l'unità e la pace. Bisogna saperle individuare. Ed è questa la funzione più alta della cultura. Il politico che tiene gli occhi fissi solo alla superficie non vede che cosa avviene nel profondo, non vede o trova irragionevole quello che ha affermato Paolo VI nel suo ultimo discorso sulla pace: come cioè l'utopia sia destinata a divenire storia e come la storia, alla fine, debba arrendersi all'utopia». La Pira è viandante della pace, ha la chiaroveggenza dei puri di cuori.

La Pira autobiografico, Pagine antologiche, Torino, SEI, 1994