Il camminare di Gesù
Gesù non è un uomo di città, ma nemmeno l’abitante sedentario di un villaggio. Frequenta i piccoli centri,ma nessuno di essi diventa la sua sede stabile. Sceglie di vivere solo provvisoriamente e brevemente in un posto, spostandosi da luogo a luogo. Camminare è il suo modo per entrare in contatto con la gente. Da tale punto di vista i rifiuto di Gesù di una sede stabile può essere definito come un continuo mettere in discussione le relazioni e i fondamenti dell’esistere. Ciò che incide a fondo sulla storia di Gesù è l’incertezza e la precarietà in cui si svolge la sua esistenza. Per visitare i villaggi, egli esce dalla sua stabile situazione originaria e subisce uno spaesamento. Lo spostamento da un posto all’altro lo sottrae alle regole istituzionali della convivenza sociale (come i doveri familiari e lavorativi di ogni giorno). Gesù abbandona tutto. Si scioglie dagli obblighi di obbedienza radicati localmente verso il capo del gruppo domestico, o verso un’autorità politica o religiosa. Non essendo più implicato nelle reti lavorative e familiari, un individuo sradicato si trova ad avere una base identitaria molto più labile, non più dettata dalla sua casa e dal suo lavoro, e si trova però immerso, nei posti in cui transita, in un reticolo di nuovi legami interpersonali. Deve così costruire nuove prospettive e nuove attività. L’atto ripetuto di spostarsi sconvolge, perciò, l’assetto ordinario della vita di chi si mette in movimento, e di coloro che dovranno accoglierlo. Gesù crea nuove situazioni nei luoghi che raggiunge e attraversa. Là dove arriva si deve creare uno spazio di accoglienza per un’identità delocalizzata, priva dei normali criteri di riferimento. Rispetto alle persone che risiedono stabilmente nel villaggio o nella città, Gesù non è vincolato alle consuetudini, al calendario, alle attività e ciclicità locali. All’inizio dell’incontro, non esiste una precomprensione della sua personalità perché la gente si rapporta a lui solo attraverso la trama delle proprie relazioni predefinite. Gesù subisce anche un costante riposizionamento. In ogni luogo è obbligato a entrare in un nuovo orizzonte e ad assumere una posizione differente all’interno del nuovo sistema di relazioni (una cosa è trovarsi in una casa della regione di Tiro, un altra cosa nella casa di Pietro a Cafarnao). Lo spostamento continuo di Gesù crea spazi di esperienza inconsueta per sé e per gli altri nei luoghi che attraversa e negli ambienti domestici che frequenta. A causa della sua presenza questi luoghi sono soggetti a una trasformazione, anche se per un periodo limitato di tempo (A. Destro, M. Pesce, L’uomo Gesù, Mondadori, Milano 2008, pp. 42-45).