Reciprocità e comunione
Nella corrente di bene che è tipica della vera comunione intersoggettiva ognuno vale come unico, con un volto, un nome proprio, una storia, una libertà, un modo d’essere originali e amati. Ma naturalmente, e questa è la trasformazione della qualità delle relazioni che autorizza a parlare di comunione, unico è ciascuno, senza esclusioni. Quella che viene chiamata esclusività va riletta come unicità universale. E la comunione rappresenta il nucleo essenziale e la qualità della vita di una comunità; altri equivoci si addensano sulla reciprocità, che viene per lo più scambiata con una simmetria di prestazioni, di ruolo, di scelte, di posizioni esistenziali ... Da un lato, la reciprocità appare come una simmetria che coincide con lo scambio, quindi una dinamica troppo mercantile, negoziale, convenzionale per rispondere alla natura comunionale di una comunità degna di questo nome. Dall’altro, la simmetria intersoggettiva configura una situazione totalmente orizzontale, semplicemente prodotta dall’interazione degli individui e perciò incapace di radicarsi in una realtà più radicale che ... la fondi e la susciti ... Senza comunione non si dà comunità; si danno semmai associazioni, gruppi, comitati, federazioni, ma non ciò che propriamente vogliamo significare con il termine “comunità”; L’equivoco che induce a rendere antagonisti reciprocità e comunità si supera allorché si giunge a comprendere che la reciprocità essenziale consiste nel coinvolgimento di ognuno nel cammino dell’altro in maniera tale che ricevere, avere, ricomunicare ed essere insieme siano una stessa dinamica fluida e onnilaterale (Roberto Mancini, {link_prodotto:id=364}, Qiqajon, Bose 2004, pp. 110-112).
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