L’accoglienza del cane
Usciamo dalla solenne porta orientale e ci dirigiamo dritti verso il sole nascente, sospinti dalla brezza del mare. Sdraiata sulla fertile pianura, poco più a nord, già si scorge la sagoma di quella che sembra una minuscola città racchiusa da una cinta squadrata. Percorriamo, prima che il caldo diventi insopportabile, le poche miglia che ci separano da quella piccola fortezza dello spirito: il monastero di abba Doroteo. Quando mettiamo piede nel cortile centrale, i monaci stanno uscendo di buon passo dalla chiesa per disperdersi verso le rispettive occupazioni. Notando la nostra aria smarrita (e magari anche l’abbigliamento così diverso dalla sua tunica senza maniche, fermata da una cintura e coronata da un umile cappuccio), un monaco poco più anziano degli altri ci viene incontro. Lo sguardo di una decisa tenerezza, la barba ben curata, ci accoglie con un: “Benvenuti, fratelli e sorelle, come può servirvi la nostra pochezza?”. “Veniamo da molto lontano per chiedere una parola ad abba Doroteo” – si fa avanti una ragazza.