Comunicato stampa finale
XXIV Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa
MARTIRIO E COMUNIONE
Monastero di Bose, 7-10 settembre 2016
in collaborazione con le Chiese ortodosse
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Si è conclusa sabato 10 settembre 2016 la ventiquattresima edizione del convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa, organizzato in collaborazione con le Chiese ortodosse, dedicata al tema “Martirio e comunione”.
In un tempo segnato da conflitti sanguinosi e dalla sofferenza di vittime innocenti, in cui la via della pace è contraddetta e la dignità della persona annullata, in cui in molti paesi i cristiani sono ancora emarginati e perseguitati per la loro fede, i rappresentanti di tutte le Chiese ortodosse, delle Chiese della Riforma, della Chiesa cattolica, studiosi, vescovi, monaci e monache, cristiani d’Oriente e d’Occidente, hanno voluto raccogliersi insieme, nella condivisione della preghiera e dello studio, per riflettere sul significato del martirio cristiano, quale via che apre alla comunione e interrompe la catena dell’odio.
Nei messaggi inviati al convegno dai capi delle Chiese è stata costantemente messa in luce l’intima connessione tra martirio e comunione, e il fondamento del martirio in Cristo: solo l’amore fino all’estremo vissuto da Gesù sulla croce è la ragione del dono della vita da parte del martire.
Il patriarca Bartolomeo di Costantinopoli nel suo messaggio ha ricordato che “la chiesa ortodossa è stata profondamente segnata dal senso del martirio e della sofferenza, particolarmente in Asia Minore, in Russia e più recentemente in Medio Oriente e in Nord Africa”, ma che da questa prova nasce un’umile volontà di comunione, perché “la comunione è la giustificazione e la ragione del martirio”. Il metropolita Ilarion di Volokolamsk, presidente del dipartimento per le relazioni esterne del patriarcato di Mosca, nel suo messaggio inviato a nome del patriarca Kirill di Mosca, ha notato come la persecuzione e il martirio stanno nell’orizzonte della sequela cristiana (cf. Gv 15, 18.20; 16, 2.3; 15,27), ricordando che “i cristiani del Medio Oriente soffrono un vero e proprio genocidio”. Ma questa sofferenza è anche un pressante appello alla riconciliazione e all’unità dei cristiani: “… questi martiri del nostro tempo, appartenenti a varie Chiese, ma uniti da una comune sofferenza, sono un pegno dell’unità dei cristiani” (Dichiarazione comune di Papa Francesco e del Patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Russia nr. 12).
A queste voci si è unita quella di papa Francesco, che nel suo messaggio pervenuto per il tramite del cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato di Sua Santità, auspica che “la riflessione sul martirio, quale preziosa eredità evangelica che accomuna tutte le Chiese, ci disponga a considerare la via privilegiata dell’ecumenismo del sangue che precede ogni contrasto e rafforza il cammino verso l’unità”.
Il convegno così ha voluto illuminare l’intimo legame tra la testimonianza resa a Cristo dai martiri e la comunione tra le Chiese, nei suoi fondamenti scritturistici e patristici, e nelle diverse tradizioni cristiane d’oriente e d’occidente.
I lavori del convegno si sono aperti con il discorso inaugurale del priore di Bose, Enzo Bianchi, e la relazione di Sua Beatitudine Youhanna X (Yazigi), patriarca di Antiochia e di tutto l’Oriente, un’accorata testimonianza di fede e speranza della Chiesa di Antiochia, presente soprattutto in Siria, e un appello pressante alla conversione: “Il sangue dei martiri, seme di comunione”. La giornata è proseguita con l’intervento dell’arcivescovo Job (Getcha) di Telmessos, rappresentante del Patriarcato di Costantinopoli presso il Consiglio ecumenico delle chiese, che ha riguardato la dimensione ecclesiologica della testimonianza: “La testimonianza e il servizio di comunione del Patriarcato ecumenico”. In quattro giornate di studio e scambio fraterno si sono alternati teologi, patrologi, storici, filosofi da tutto il mondo, che hanno mostrato le molteplici implicazioni del martirio cristiano, quale dono e testimonianza per il mondo, ma anche come esigente invito alla conversione delle Chiese sulla via dell’unità e anticipo della comunione escatologica.
Nella giornata conclusiva, la relazione del cardinale Kurt Koch, Presidente del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, ha mostrato i fondamenti teologici del senso ecumenico del martirio (“Testimonianza comune, speranza di unità”), mentre la riflessione del teologo ortodosso americano Aristotle Papanikolaou, co-direttore del centro di studi ortodossi della Fordham University di New York, ha insistito sulla dimensione pubblica e le implicazioni politiche della testimonianza cristiana (“Testimoniare la verità in vista della comunione”).
Come hanno messo in evidenza le conclusioni del convegno, i lavori hanno cercato di far emergere le potenzialità di comunione e gli orizzonti ecumenici del martirio cristiano, sollevando anche domande importanti: quando sarà possibile un martirologio comune? L’essenziale del martirio cristiano è la testimonianza della verità nell’amore resa a Cristo, che è il primo Testimone della verità dell’amore misericordioso di Dio per gli uomini (cf. Ap 3,14), fino al dono di sé sulla croce.
Il convegno è terminato con i ringraziamenti del priore di Bose, Enzo Bianchi, alle delegazioni di tutte le Chiese che hanno reso possibile questo incontro e ne hanno assicurato il respiro ecumenico. Delegato del patriarca ecumenico Bartholomeos è stato il metropolita Athenagoras del Belgio; il patriarca Theodoros II di Alessandria è stato rappresentato dal metropolita Gennadios di Niloupolis; il patriarca Yuhanna X di Antiochia, impossibilitato a partecipare al convegno per la situazione drammatica della sua chiesa in Siria, è stato presente attraverso la sua conferenza, letta dal suo delegato, padre Porphyrios Georgi, decano della facoltà teologica di Balamand. Un particolare ringraziamento è stato espresso al patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Russia e alla delegazione ufficiale del Patriarcato, guidata dal vescovo Antonij di Bogorodsk, responsabile delle comunità russe in Italia, e composta da p. Aleksej Dikarev, p. Kirill Kaleda e p. Amvrosij Matsegora. Era inoltre presente il rappresentante dell’Arcivescovo Feognost di Sergiev Posad, superiore della Lavra della Trinità di San Sergio, lo ieromonaco Afanasij (Bilibinskij), e il delegato dell’arcivescovo Amvrosij di Peterhof, rettore dell’Accademia teologica di san Pietroburgo, il professor Andrej Mitrofanov.
La Chiesa ortodossa ucraina è stata rappresentata dal vescovo Filipp di Poltava, delegato di Sua Beatitudine Onufrij, metropolita di Kiev e di tutta l’Ucraina; dall’archimandrita Nazarij (Omeljanenko) e dallo ieromonaco Panteleimon (Melnik) della Lavra delle Grotte di Kiev, inviati dal metropolita Antonij di Boryspil, amministratore della Chiesa ortodossa ucraina e rettore dell’Accademia teologica di Kiev. Il patriarca di Serbia Irineij è stato rappresentato dal vescovo Andrej di Austria, Svizzera, Italia e Malta e il patriarca di Romania Daniel dal metropolita Iosif dell’Europa centrale e meridionale.
La Chiesa ortodossa bulgara è stata presente nella persona di padre Stefan Palikarov, che ha partecipato al convegno con la benedizione del Metropolita per l’Europa Antonij. Della Chiesa ortodossa georgiana hanno partecipato l’archimandrita Adam Akhaladze, rettore dell’Università patriarcale St. King Tamar e presidente del dipartimento per la pastorale della salute del Patriarcato, e sua eccellenza la dottoressa Tamara Gredelidze, ambasciatrice di Georgia presso la santa Sede.
L’Arcivescovo di Cipro Chrysostomos II ha inviato come suo rappresentante al convegno il vescovo Grigòrios di Mesaorìa.
La Chiesa di Grecia è stata rappresentata dai vari delegati di numerose metropolìe, quali Ilion, Nea Ionia, Kalamata e Volos, e da un nutrito gruppo di professori di Atene e Tessalonica.
L’Arcivescovo Anastasios di Tirana ha inviato quale delegato il vescovo Asti di Bylis. La Chiesa ortodossa d’America è stata rappresentata dal vescovo Alexander (Golitzin) di Dallas e del Sud e della Diocesi bulgara; l’Arcidiocesi greco-ortodossa d’Italia del Patriarcato ecumenico dall’archimandrita Athenagoras (Fasiolo), rappresentante del metropolita Ghennadios.
Per la Chiesa apostolica Armena, quale delegato del catholikòs supremo di tutti gli Armeni Karekin II, era presente l’arcivescovo Nathan Hovhannisyan, direttore del dipartimento del protocollo e delle relazioni esterne della sede madre della Santa Etchmiadzin, accompagnato dall’archimandrita Shahe Ananyan, direttore del dipartimento per le relazioni tra le chiese.
La Chiesa d’Inghilterra era rappresentata al convegno dal vescovo John Stroyan di Warwick, delegato dell’arcivescovo di Canterbury Justin Welby, dal vescovo Jonathan Goodall di Ebbesfleet, e dai canonici Hugh Wybrew e John Turner.
Il Consiglio ecumenico delle chiese è stato rappresentato dal dottor Manoj Kurian, delegato del Segretario generale Olaf Fikse Tveit.
Un ringraziamento particolare infine è stato espresso al Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, presente nella figura del suo presidente, il cardinal Kurt Koch, e ai numerosi vescovi cattolici che hanno partecipato al convegno: il vescovo di Biella, Gabriele Mana, ordinario del luogo, l’arcivescovo Marco Arnolfo di Vercelli, il vescovo Pier Giorgio Debernardi di Pinerolo, presidente della commissione ecumenica della Conferenza episcopale piemontese; il vescovo emerito di Ivrea Luigi Bettazzi; il vescovo Juan Antonio Martinez Camino, vescovo titolare di Bigastro e ausiliare di Madrid.
Come ogni anno, è stata importante la presenza al convegno di monaci d’oriente e d’occidente: da Russia (Lavra di San Sergio), Ucraina (Lavra delle Grotte di Kiev); Germania (padre Vasilije Grolimund di Geilnau); Grecia (i monasteri di Petra e Karaiskaki di Karditsa); Norvegia, Francia, Belgio, Inghilterra, Turchia e Siria (monastero di San Gewargis a Saydnaia), e da numerosi monasteri italiani, sia ortodossi (m. Sevastiani del Monastero della Trasfigurazione e di S. Barbara), sia cattolici (Dumenza, Pra’d Mill, Santa Giustina, Sant’Agata Feltria, Biella).
Nel corso del convegno è stato presentato il volume Misericordia e perdono (Qiqajon 2016), che raccoglie gli atti del convegno dello scorso anno.
I Convegni ecumenici internazionali di spiritualità ortodossa sono diventati nel corso degli anni un punto di riferimento internazionale per il dialogo ecumenico e lo studio della tradizione spirituale dell’oriente cristiano, e rappresentano una preziosa occasione d’incontro fraterno, di scambio e condivisione aperta a tutti.
Il progetto scientifico è stato curato dai membri dal Comitato scientifico, presieduto da Enzo Bianchi (Bose), e composto da Lino Breda (Bose), Sabino Chialà (Bose), Lisa Cremaschi (Bose), Luigi d’Ayala Valva (Bose), Hervé Legrand (Paris), Adalberto Mainardi (Bose), Raffaele Ogliari (Bose), Antonio Rigo (Università di Venezia), Michel Van Parys (Chevetogne).
Il tema della XXV edizione del convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa, che si terrà all’inizio di settembre 2017, sarà deciso nel corso della riunione del comitato scientifico al principio di ottobre 2016.