Scrittura e incarnazione

 

L15 02 09 ascoltare la parolaa lettura credente della Scrittura la confessa come corpo di Cristo: “Il suo corpo è la trasmissione ininterrotta delle Scritture”; il corpo scritturistico è tradizionalmente considerato, per analogia con il corpo fisico del Cristo, come forma di incorporazione del Logos. Come c’è una kenosi, una discesa della Parola nella carne (sàrx), così c’è una kenosi, un abbassamento della Parola in parole umane, in parole scritte (graphé).

Se il Figlio si è fatto carne ed è divenuto simile in tutto agli uomini “eccetto il peccato” (Eb 4,15), la parola di Dio è entrata nella parola umana, nella Scrittura, senza divenire per questo “menzogna” o “peccato”, ma “fatta salva la verità e la santità”. Ecco lo scandalo dell’incarnazione e della Scrittura!

Come si deve riconoscere il Cristo in Gesù di Nazaret (cf. Mc 8,29), il Figlio di Dio nel crocifisso (cf. Mc 15,39), il Santo in colui che è stato reso peccato (cf. 2Cor 5,21), il Giusto nell’annoverato tra i malfattori (cf. Lc 22,37), la Presenza di Dio nel luogo a-teo della crocifissione14, così si è chiamati a discernere la parola di Dio nella Scrittura umana, l’unica Parola nella molteplicità dei libri, nella diversità delle forme espressive, nelle tensioni e nelle contraddizioni dei contenuti e delle prospettive teologiche, a riconoscere l’azione dello Spirito nella storicità costitutiva del testo scritturistico: tradizione orale, stesura scritta, rilettura e riscrittura, corruzioni, glosse e rimaneggiamenti nella trasmissione del testo. Chi accetta il mistero dell’incarnazione può anche accettare il mistero della parola di Dio nelle Scritture, e viceversa: ma questa è operazione pneumatica che avviene nella fede.La parola di Dio va accettata nell’espressione incompleta e umana, così come la qualità divina del Figlio va accettata nella carne fragile e umana di Gesù.

E. Bianchi, Ascoltare la Parola, Qiqajon, Bose 2008, pp. 36-37.