Sintesi dei lavori di giovedì 4 settembre 2014
XXII Convegno Ecumenico Internazionale di spiritualità ortodossa
BEATI I PACIFICI
Bose, 3-6 settembre 2014
in collaborazione con le Chiese Ortodosse
SINTESI DEI LAVORI DI GIOVEDÌ 4 SETTEMBRE 2014
La seconda giornata del convegno è stata dedicata ad approfondire il tema della pace nella tradizione spirituale delle chiese cristiane, già impostato nelle sue linee generali durante il primo giorno. Le tre conferenze del mattino, in particolare, sono state dedicate a tre case studies, che in contesti diversi mostrano declinazioni e aspetti particolari della pace evangelica: san Clemente di Roma, l’autore della celebre Prima lettera ai Corinti (ma anche il Clemente “costruito” dalla tradizione agiografica posteriore soprattutto slava) è il santo vescovo che ristabilisce la pace all’interno del corpo ecclesiale minacciato dalla divisione (Daria Morozova); sant’Ireneo di Lione, il grande padre della chiesa e teologo del II secolo, è il portatore di pace nei conflitti tra le comunità, che promuove uno stile di riconciliazione inter-ecclesiale capace di considerare le differenze nella pratica come una testimonianza dell’unità nella fede (John Behr); i padri della tradizione ascetico-monastica del deserto, infine, nella loro vita come nei loro scritti, pur non ignorando gli altri aspetti, danno una preminenza all’aspetto interiore della pace, la “pace di Dio in noi” che vince le passioni che abitano l’uomo (Symeon Paschalidis).
No images found.
La prima conferenza del pomeriggio (Cyril Hovorun) ha affrontato il tema cruciale (con ricadute ancora molto attuali) dell’uso della violenza e della coercizione nel quadro delle relazioni tra chiesa e stato, mostrando come la chiesa nella tarda antichità, a partire dalla “pace costantiniana”, abbia troppo facilmente rinnegato le proprie radici evangeliche per lasciarsi influenzare dai metodi coercitivi propri dell’istituzione imperiale romana: solo la modernità e l’avvento del pluralismo l’hanno aiutata a superare progressivamente questa grave e indebita alterazione del messaggio evangelico per riscoprire la propria autentica natura non-violenta. Le ultime tre conferenze del pomeriggio sono state dedicate a tre grandi figure di “testimoni della pace” che, per appartenendo a tre diverse tradizioni ecclesiali ufficialmente non in comunione tra di loro (quella cattolica-latina, quella armena, e quella bizantino-slava), hanno manifestato la loro intima sintonia, vivendo e testimoniando in modo simile l’autentica pace evangelica: san Francesco di Assisi (Panaghiotis A. Yfantis), san Narses di Lambron (Adam Makaryan) e san Silvano dell’Athos (Sr. Magdalen di Maldon). Quest’ultimo, in particolare, è uno dei grandi santi del XX secolo, che nei suoi scritti ha mostrato lo stretto e intimo legame tra la pace intesa in senso evangelico e l’amore dei nemici, il punto più alto della scala dell’amore, perché – affermava – “chi non ama i suoi nemici non troverà mai pace, neppure se fosse posto in paradiso”; ma noi possiamo amare i nemici solo in virtù di una grazia dello Spirito santo.
LEGGI: Panaghiotis A. Yfantis, Francesco di Assisi, un testimone della pace (testo completo)
LEGGI: Sr. Magdalen di Maldon, La pace interiore e l’amore per il nemico: san Silvano dell’Athos (testo completo)
I lavori del convegno, come il giorno precedente, sono stati scanditi dalla preghiera liturgica della Comunità, che oggi ha celebrato la memoria di san Mosè profeta, che la tradizione biblica e patristica ricordano come “l’amico di Dio” e “il più mite tra tutti gli uomini”.
Dopo il pranzo un gruppo di ortodossi partecipanti al convegno, su invito del vescovo + Filaret di Leopoli e Galizia, si è radunato nella chiesa della comunità per celebrare una supplica (litia) in memoria del centenario della deportazione, da parte delle autorità austro-ungariche, degli ucraini rumeni nel campo di concentramento di Talerhof (Austria).
Nel pomeriggio, l'Archimandrita Athenagoras Fasiolo, della Metropoli ortodossa d'Italia, nel rivolgere ai partecipanti il saluto e il ringraziamento del Metropolita Ghennadios d'Italia, ha reso nota l'iniziativa intrapresa dalla comunità monastica di Montaner (Treviso) per la ricostruzione della chiesa del suo monastero recentemente distrutta a causa di un incendio