Il dinamismo della ricerca del Regno

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23 gennaio 2022

Fratelli, sorelle,

nell’ultimo paragrafo della nostra Regola, nella Conclusione si dice: “Non preoccuparti di dare continuità storica all’intuizione iniziale” (RBo 48). Questa espressione fa singolarmente eco a quanto scritto proprio all’inizio della Regola. “Non preoccuparti del tuo domani” (RBo 1). Anzi, proprio l’ultimissima frase della Regola, l’ultimo suo lascito, l’ultima sua eredità a ogni membro della comunità prima della benedizione finale, dice: “Una sola cosa sia la tua preoccupazione: cercare il regno di Dio vivendo l’Evangelo nella comunità cui sei stato chiamato” (RBo 48).

Che cos’è una preoccupazione? La preoccupazione inizia quando la nostra mente e il nostro spirito si fanno occupare preventivamente, antecedentemente, da pensieri e ansie: si tratti di incertezze e paure circa il domani o di scrupoli e abitudini che legano al passato, in entrambi i casi si accorda un potere che può inibire o limitare la libertà che si esercita nell’oggi. Così, tanto la preoccupazione di fronte al futuro incerto come la preoccupazione di non cambiare nulla del passato perché già noto, già sperimentato e dunque tale che non fa più paura, diventano capaci di paralizzare la vita. Per questo l’unica preoccupazione, l’unico pensiero da cui è mosso un monaco nel suo vivere quotidiano, dev’essere, ci ricorda la Regola, il dinamismo della ricerca del Regno di Dio, dell’invenzione di una fedeltà al vangelo che sia anche significativa storicamente, che parli alla chiesa nel suo cammino storico, che si relazioni alle persone che vivono in quell’oggi storico.

Queste esortazioni della Regola, insomma, chiedono al monaco di entrare sempre più nella libertà. “Non preoccuparti di dare continuità storica all’intuizione iniziale”: è un’indicazione di strada che apre a grande libertà, ispirata a fiducia in chi entrerà in comunità negli anni e decenni a venire. Esprime la convinzione che una comunità vive e cresce cambiando, e il cambiamento è dato anzitutto dai nuovi che entrano nella comunità e dalle situazioni storiche ed ecclesiali che cambiano a loro volta. La Regola, tutta tesa in ogni sua espressione a orientare il cammino della comunità, qui, con questa esortazione finale, lascia il passo alla comunità, la apre al nuovo e all’inedito che la storia presenterà. E fa fiducia alla comunità stessa. Ben sapendo, visto che è lei che l’ha riconosciuto, che i fratelli e le sorelle sono la Regola vivente.

In questo, il cammino della storia, anche della storia di una comunità, dunque anche con i suoi scossoni, con gli eventi imprevisti, si pensi per esempio all’emergenza Covid, lascia a ognuno il compito di filtrare l’essenziale, il dovere di discernere il fondamentale, la responsabilità di custodire l’irrinunciabile. Lascia a ognuno una responsabilità ermeneutica. Cioè di reinterpretare oggi ciò che è stato valido anche ieri. Di distinguere il contenuto dalle forme: queste ultime sono caduche, parziali, adatte a un momento o a un periodo, ma non possono pretendere non dico l’eternità, ma nemmeno una longevità troppo marcata. Fin dall’antichità, la tradizione cristiana si è impegnata nel distinguere le consuetudini dalla verità. Operazione tutt’altro che scontata o facile e che richiede intelligenza e creatività, razionalità e immaginazione, prudenza e coraggio, buon senso e follia evangelica. E soprattutto apertura sincera all’azione dello Spirito e alla direzione indicata dalla Parola di Dio, lampada ai nostri passi.

Perciò, fratelli e sorelle, siamo sobri e vigilanti perché il nostro Avversario, il Divisore, si aggira cercando una preda da divorare. Resistiamogli saldi nella fede, mossi dall’unica preoccupazione di cercare il regno di Dio vivendo l’Evangelo. E tu, Signore, abbi pietà di noi.

fratel Luciano