Cammina. Senza sosta cammina. Va qui e poi là. Trascorre la propria vita su circa sessanta chilometri di lunghezza, trenta di larghezza. E cammina. Senza sosta. Si direbbe che il riposo gli è vietato.
Quello che si sa di lui lo si deve a un libro. Se avessimo un orecchio un po’ più fine, potremmo fare a meno di quel libro e ricevere notizie di lui ascoltando il canto dei granelli di sabbia, sollevati dai suoi piedi nudi. Nulla si riprende dal suo passaggio e il suo passaggio non conosce fine.
Sono dapprima in quattro a scrivere su di lui. Quando scrivono hanno sessant'anni di ritardo sull’evento del suo passaggio. Noi ne abbiamo molti di più: duemila. Tutto quanto può essere detto su quest'uomo è in ritardo rispetto a lui. Conserva una falcata di vantaggio e la sua parola è come lui, incessantemente in movimento, senza fine nel movimento di dare tutto di se stessa. Duemila anni dopo di lui è come sessanta. E appena passato e i giardini di Israele fremono ancora per il suo passaggio, come dopo una bomba, onde infuocate di un soffio.
Se ne va a capo scoperto. La morte, il vento, l’ngiuria: tutto riceve in faccia, senza mai rallentare il passo. Si direbbe che ciò che lo tormenta è nulla rispetto a ciò che egli spera. Che la morte è nulla più di un vento di sabbia. Che vivere è come il suo cammino: senza fine.
La morte è economa, la vita è prodiga. Lui parla solo della vita, con parole a lei proprie: coglie dei pezzi di terra, li raduna nella sua parola e il cielo appare, un cielo con alberi che volano, agnelli che danzano e pesci che ardono, un cielo impraticabile, popolato di prostitute, di folli e di festaioli, di bambini che scoppiano in risate e di donne che non tornano più a casa: tutto un mondo dimenticato dal mondo e festeggiato là, subito, adesso, sulla terra come in cielo.
È pesantezza delle società mercantili - e tutte le società sono mercantili, tutte hanno qualcosa da vendere - concepire la gente come cose, distinguere le cose in base alla loro rarità, e gli uomini in base alla loro potenza. Lui, ha quel cuore di bambino che nulla sa di distinzioni. Il virtuoso e la canaglia, il mendicante e il principe: a tutti si rivolge con la stessa voce solare, come se non ci fosse né virtuoso, né canaglia, né mendicante, né principe, ma solo, ogni volta, due esseri viventi faccia a faccia, e in mezzo ai due la parola, che va, che viene (Christian Bobin, {link_prodotto:id=387}, Qiqajon, Bose).
Signore, all’alba della nostra vita
noi sapevamo di appartenere soltanto a te
volevamo camminare con passo deciso verso di te.
Non sapevamo che la stella illumina differenti sentieri
non sapevamo che risplende anche in acque stagnanti
non pensavamo che brillasse sui buoni e sui cattivi.
Non conoscevamo le vie tortuose e impervie
i vicoli ciechi e i lacci nascosti per farci cadere
le strade impraticabili e i torridi deserti.
Non sapevamo di essere solo dei viandanti
dei pellegrini a un tempo itineranti ed erranti
dei nomadi in cerca di terre del cielo.
Signore, concedici di partire e trovare sorgenti
di non lasciarci attirare dall’acqua stagnante
di non perdere il gusto dell’acqua di fonte.
Resta sempre accanto a noi nel nostro cammino
per sostenerci nella ricerca del tuo volto di luce
per guidarci di notte con il fuoco e di giorno con la brezza.
Quelli che si sono smarriti ritornino a te
quelli che non ti hanno conosciuto possano incontrarti
quelli che sono morti si ritrovino in te.
Comunità di Bose
(1875 – 1961)
Valeria Pignetti, che prese poi il nome di Sorella Maria, nacque a Torino nel 1875 da una famiglia di media borghesia. Il padre Bartolomeo, figlio di contadini della zona di Mondovì, era insegnante. Lontano dalla pratica religiosa ma profondamente sensibile, morì quando la figlia aveva solo dieci anni. Valeria ricevette l’educazione religiosa dalla nonna...
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Nato il 20 maggio 1907 da Rosalia Huber e Franz Bachmeier a Sankt Redegund (Alta Austria), crebbe presso la nonna Elisabeth Huber, perchè i genitori erano troppo poveri per sposarsi. Nel 1917 sua madre sposò il contadino Heinrch Jägerstatter, che adottò Franz. Quando il padre adottivo morì senza figli nel 1933, Franz ereditò la proprietà. Nel 1936, sposò Franziska Schwaninger. Lo studio della Scrittura e la frequentazione della chiesa lo portarono alla convinzione che la sua fede cattolica fosse incompatibile con il nazionalsocialismo. Dopo l’Anschluss dell’Austria alla Germania nazista, il 12 marzo 1938, Jägerstätter rifiutò l’incarico di sindaco che gli era stato offerto...
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