In occasione dei 50 anni di vita comune, abbiamo iniziato a pubblicare con cadenze regolari le prime "Lettere agli amici", accompagnate da una breve contestualizzazione storica. Per i primi dieci numeri l'introduzione è a cura di Paolo Marangon, docente di storia dell'educazione. Per i numeri successivi il contesto storico-ecclesiale è ricostruito da Massimo Faggioli, docente al Dipartimento di Teologia e Studi Religiosi presso la Villanova University (U.S.A.) e amico fraterno di Bose da decenni.

Lettera agli amici - numero 2

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Pasqua 1973

Come annunciato nella precedente lettera di Natale, all’alba di Pasqua del 1973 i primi sette membri della comunità – sei fratelli (tra i quali un prete e un pastore) e una sorella – pronunciano con la loro professione monastica il loro «sì» irrevocabile alla chiamata di Cristo davanti alla comunità e alle chiese, un atto con cui promettono solennemente a Dio il celibato e la vita stabile e fedele nella comunità.

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Lettera agli amici - numero 1

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Natale 1972

Il primo numero del “Qîqājȏn di Bose” è datato Natale 1972 e assume una impaginazione e una veste grafica che dureranno a lungo, fino al Natale 2000. In esso troviamo anche la prima Lettera agli Amici, firmata da Enzo a nome dei fratelli e sorelle, ed è su questa che appare opportuno concentrare l’attenzione, perché, dopo un anno di esperienza della Regola, il priore comunica una decisione importante per il futuro della comunità, «cresciuta poco per volta e solo durante quest’anno»: nella Pasqua 1973 «i primi fratelli pensano di prendere davanti a Dio e ai fratelli cristiani i voti di celibato e di vita comune fedele per tutta la loro vita».

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Lettera agli amici - numero 0

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Estate 1971

Questo primo documento non è propriamente una Lettera agli amici, ma solo «un foglio di notizie» scritto «soprattutto per i numerosi amici lontani che chiedono sovente notizie sul nostro cammino», come precisa Enzo Bianchi nel successivo primo numero del “Qîqājȏn di Bose”. E aggiunge: lo «lasciamo nascere e morire senza preoccupazioni e senza problemi», come «l’alberello che Dio fece crescere sulla testa di Giona per dargli un momento di gioia e di frescura» (cfr. Giona 4,6-7), ma «non è un nuovo giornale o una nuova pubblicazione», «nasce quando ci sono notizie da dare agli amici e poi muore subito!».

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