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9 febbraio

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Leggi tutto: 9 febbraioMarone (+ 410 ca)
monaco

Tra i molti monaci della Siria dediti alle forme più ardite e rigorose di ascesi, Teodoreto di Cirro ne ricorda uno che «avendo deciso di vivere a cielo scoperto, si ritirò sulla vetta di un monte».
E' il monaco Marone, della cui vita si sa pochissimo, ma che ha lasciato un segno indelebile nella storia delle chiese d'oriente, e che oggi viene ricordato dalla chiesa maronita che da lui stesso trae la propria denominazione.
Questo eremita, il quale passò tutta la vita esposto alle intemperie e totalmente dedito alla preghiera, ebbe infatti un'influenza molto grande sul movimento monastico della regione di Cirro e poi anche della diocesi di Aleppo.
Marone fu un maestro di vita spirituale molto apprezzato, e grazie alla sua assiduità con il Signore insegnò a coloro che lo consultavano a combattere i loro mali spirituali ricorrendo anzitutto alla preghiera. A un secolo dalla sua morte era fiorente nei pressi di Apamea il monastero di Beth Morum (san Marone), a lui dedicato. Sarà attorno a tale luogo, in cui si custodiva la memoria di Marone, che si raduneranno molti cristiani di fede calcedonese in seguito all'invasione araba della Siria, dando vita a una chiesa autonoma che prenderà il nome di chiesa maronita.
La venerazione per Marone nelle regioni montagnose della Siria e del Libano è rimasta grande fino ai nostri giorni, e anche i bizantini lo ricordano nei loro sinassari, il 14 febbraio.


TRACCE DI LETTURA

Ora ricorderò Marone, perché pure lui ha abbellito il coro dei santi. Avendo deciso di vivere a cielo scoperto, egli si ritirò sulla vetta di un monte, che una volta i pagani avevano destinato al culto, e consacrò a Dio quel luogo santo che era stato possesso dei demoni. In quel posto egli stabilì la sua dimora e soltanto raramente fece uso di una piccola tenda che aveva costruito.
Mentre i medici prescrivono per ogni malattia un farmaco diverso, la sua medicina era sempre la stessa, comune a tutti i santi: la preghiera. Non curava soltanto le malattie del corpo, ma anche quelle dell'anima: guariva uno dall'avarizia, un altro dall'ira, istruiva questo nella temperanza, quello nella giustizia, puniva l'incontinenza di questo, scuoteva la pigrizia di quello.
(Teodoreto di Cirro, Storia dei monaci della Siria 16)


PREGHIERA

Umilmente prese su di sé la sua croce,
per umiltà si fece eremita
e con umiltà pregava il suo Dio sulle cime dei monti.
Il santo eremita ebbe a cuore
queste parole di Cristo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli».
La sua esistenza divenne un sacrificio vivente,
e con essa trasmise la vita ai suoi discepoli.
Egli fu unto come padre di un grande popolo.
Nel campo della vita
fu come l'aratro del suo Maestro,
poiché preparava le anime
perché potessero accogliere il seme di verità.
Lode e azione di grazie a Colui che l'ha scelto,
ora e nei secoli dei secoli.


LETTURE BIBLICHE
2Tim 2,10-17; Gv 12,22-30


LE CHIESE RICORDANO...

COPTI ED ETIOPICI (1 amšīr/yakkātit):
Concilio dei 150 padri a Costantinopoli (381)
Andrea di Saffeca (XV sec.) (Chiesa etiopica)

LUTERANI:
John Hooper (+ 1555), vescovo e testimone fino al sangue in Inghilterra

MARONITI:
Marone, monaco

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Chiusura della festa dell'Incontro
Niceforo di Antiochia (+ 257 ca), martire

8 febbraio

In questo giorno la chiesa siro-occidentale fa memoria di Severo, monaco e patriarca di Antiochia nel VI secolo, ricordato anche dalla Chiesa copta il 14 di amšīr e il 2 di bābah.
Severo originario di Sozopoli, in Pisidia, dopo gli studi, compiuti ad Alessandria e a Berito (l'odierna Beirut), si ritirò in un monastero nei pressi di Gaza, attratto dal radicalismo evangelico dei monaci palestinesi.
Formatosi in ambienti fedeli alla teologia di Cirillo di Alessandria e ostili sia alla filosofia greca che alle affermazioni del concilio di Calcedonia, Severo dedicò gran parte della sua vita a difendere, basandosi sulle Scritture e sugli insegnamenti dei padri, le cosiddette posizioni «miafisite moderate».
Dopo un soggiorno a Costantinopoli, Severo fu consacrato nel 512 patriarca di Antiochia. Negli anni del suo ministero pastorale antiocheno egli trasmise ai suoi fedeli, attraverso omelie che sono ritenute tra le più belle dell'antichità, un profondo desiderio di conoscenza del Cristo e di comunione con Dio.
A più riprese egli cercò anche di dare un valido contributo alla comprensione tra le diverse fazioni teologiche in cui ormai la chiesa d'oriente si era divisa, ma per il continuo mutamento delle politiche imperiali fu costretto a desistere.
Dopo un ultimo viaggio a Costantinopoli, si ritirò in Egitto, dove morì a Chois l'8 febbraio del 538, conscio di avere fatto quanto era nelle sue possibilità perché fosse la carità ad avere l'ultima parola nella vita della chiesa.


TRACCE DI LETTURA

Fratelli, domani partiamo verso le sante chiese delle campagne e verso i santi monasteri di coloro che si consacrano alla vita solitaria. Infatti la legge vuole che colui che in ogni epoca occupa questa sede apostolica lasci la città e visiti il gregge della diocesi.
Ma voi, come pensate che mi sosterrò quando per un po' di tempo sarò dissociato dalla comunione con voi, amici di Dio? Ad ogni modo, in mia assenza, andate in chiesa con perseveranza e assiduità, e lì, alzando le vostre mani, chiedete a Dio che vi guidi in ogni opera buona e vi aiuti. Fortificatevi nella fede e nella purezza della carne, facendo il segno della croce sulla vostra fronte e rivestendovi della forza dei santi misteri come di una corazza. Per la misericordia abbondante verso i bisognosi sarete degni della misericordia che viene dall'alto. E anche noi, lontani da voi, vi aiuteremo, chiedendo a quegli uomini che hanno lasciato il mondo e si sono uniti a Dio, che facciano salire per voi preghiere pure.
(Severo di Antiochia, Omelia cattedrale 55)


PREGHIERA

Pastore fermo, lampada luminosa,
proclamatore dell'ortodossia è il patriarca Severo,
maestro del gregge di Cristo.
Ogni ginocchio si piega dinanzi al Signore,
ogni lingua lo benedice;
la gloria di Dio si dilata,
riempie il volto dell'universo.
Chiedi al Signore per noi,
o maestro dell'ortodossia,
che ci rimetta i nostri peccati.


LETTURE BIBLICHE
2Tim 3,10-4,22; 1P 5,1-14; At 20,17-38; Gv 10,1-16


Il Martirologio Romano ricorda oggi Stefano di Muret, eremita e testimone della semplicità e del radicalismo evangelici.
Tutto ciò che sappiamo dei primi trent'anni della sua vita lo dobbiamo al suo biografo Stefano di Liciac. Secondo quest'ultimo, Stefano di Muret, nativo dell'Alvernia, si era recato nell'Italia meridionale a seguito del padre quando era ancora dodicenne. Fu probabilmente in tale occasione che venne a contatto con gruppi eremitici nei pressi di Benevento, rimanendo fortemente affascinato dal loro genere di vita.
Giunto attorno al 1076 ad Ambazac, sulla collina di Muret, nella regione di Limoges, Stefano si ritirò nella solitudine, e a poco a poco si raggrupparono attorno a lui altri amanti della quiete. In pochi anni, il bosco di Muret si riempì di piccole capanne, che diventarono in seguito un monastero d'impronta classica. Qui Stefano fu semplicemente un testimone fedele e autentico del vangelo. A Muret egli accolse ogni giorno pellegrini, viandanti, visitatori di ogni specie, con misericordia e amore per tutti; ma accolse soprattutto i poveri, riconoscendo in essi la visita di Cristo, e i peccatori, verso i quali mostrò la forza della misericordia, infinitamente più grande della forza del peccato.
Stefano morì l'8 febbraio 1124, senza lasciare nulla di scritto. Ma a partire dai suoi insegnamenti orali i suoi discepoli redassero in seguito un'opera spirituale e una Regola.
Alla sua morte, i suoi compagni furono costretti a lasciare Muret per Grandmont, dove diedero vita all'Ordine di Grandmont, ispirato alla testimonianza di Stefano, che influenzò in modo significativo la rinascita spirituale del XII secolo.


TRACCE DI LETTURA

Questo era il pensiero del nostro padre Stefano: «Il peccatore che viene da noi, se sente parole crudeli penserà che Dio è crudele e si attaccherà ancor più alla sua iniquità. Darà invece ascolto più facilmente a chi gli annunzia la salvezza dell'anima sua se prima avrà ricevuto quel che gli è necessario per il corpo. Se quindi vanno serviti loro dei beni spirituali perché si liberino dal loro errore, molto più vanno dati loro dei beni temporali perché servano Cristo». E così si rivolgeva ai peccatori, annunciando l'amore di Dio: «Fratello mio, non aver paura. Tu non puoi vincere Dio al punto da aver più potere tu nel peccare che lui nel perdonare. I tuoi peccati sono piccoli nel momento in cui ti converti a Dio».
(Stefano di Muret, L'Evangelo e nient'altro)


PREGHIERA

O Dio,
che hai condotto
il beato Stefano alla solitudine
per renderlo padre in Cristo
di molti figli spirituali
e per mostrare loro
con la parola e con l'esempio
la via che conduce alla patria celeste,
accorda a noi che su questa terra
abbiamo gustato il pane del cielo
di conoscere la via che porta a te,
per poter giungere al riposo senza fine.
Per Cristo nostro Signore.


LETTURE BIBLICHE
Is 35,1-10; Mt 19,27-30


LE CHIESE RICORDANO...

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Girolamo Emiliani (+ 1537) (calendario romano e ambrosiano)

COPTI ED ETIOPICI (30 ṭūbah/ṭerr):
Sofia, Pistis, Elpis e Agape di Tessalonica (II sec.), martiri (Chiesa copta)

LUTERANI:
Georg Wagner (+ 1527), testimone fino al sangue in Austria

MARONITI:
Zaccaria (VI-V sec. a.C.), profeta

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Teodoro lo Stratilata (+ 319), megalomartire
Zaccaria, profeta

SIRO-OCCIDENTALI:
Severo, patriarca di Antiochia, corona dei Siriani

7 febbraio

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Leggi tutto: 7 febbraioNeomartiri e confessori della Russia e dell'Ucraina (XX sec.)

Il 25 gennaio (7 febbraio secondo il calendario gregoriano) del 1918, viene ucciso dai rivoluzionari bolscevichi Vladimir, metropolita di Kiev e di Halyč. Raggiunto nella Lavra delle Grotte di Kiev, Vladimir fu sommariamente processato e condannato a morte. Morì benedicendo i suoi uccisori.
Con la sua tragica fine, divenne ormai evidente l'inconciliabilità tra gli ideologi della Rivoluzione d'ottobre e l'ala più radicalmente evangelica dei cristiani in terra russa.
In realtà già nel 1905, con l'assassinio dei presbiteri Vladimir Troepolskij e Costantino Chitrov da parte dei primi rivoluzionari, si era profilata una nuova stagione di testimonianza fino al sangue per i cristiani russi.
Nel 1910 venne poi assassinato a Tbilisi l'arcivescovo Nicon, esarca della Georgia.
Allo scoppio della Rivoluzione d'ottobre fu ucciso l'arciprete Kočurov. Nel 1918 nella sola città di Voronež furono martirizzati centosessanta presbiteri, compreso l'arcivescovo Tichon, impiccato alla porta della cattedrale.
Il numero di martiri cristiani sotto il dominio sovietico fu incalcolabile, come impressionante fu il numero globale di vittime del regime: quasi venti milioni di persone persero la vita, a volte dopo anni di esilio e di tormenti.
Nella chiesa, a fasi alterne, furono soprattutto i vescovi, i preti e i monaci a essere perseguitati, torturati e uccisi.
Nonostante le dure persecuzioni, il cristianesimo in Russia è sopravvissuto, a riprova che davvero il sangue dei martiri è il suo seme più fecondo. La memoria odierna, dapprima celebrata soltanto dalla Chiesa russa in esilio, è oggi patrimonio comune di tutti gli ortodossi russi e ucraini.


TRACCE DI LETTURA

O Signore,
dona la tua benedizione,
affinché noi tutti, tuoi servi deboli e peccatori,
spossati sulla via, possiamo,
ciascuno sul cammino della propria vita,
cantarti, nonostante tutto,
di fronte ai nostri fratelli
che si sono rivoltati contro di te.
A te, nostro Dio, sale
un immenso canto di lode
e di azione di grazie.
Ora ti preghiamo:
concedi ai cristiani di restare in pace, senza timore, nella tua volontà.
Perdonaci e benedici noi tutti,
i ladroni e i samaritani, i bambini,
quelli che cadono lungo la via,
i preti che passano senza fermarsi.
Tutti sono il nostro prossimo:
i carnefici e le vittime,
quelli che maledicono e quelli che sono maledetti,
quelli che ti combattono crudelmente
e quelli che si prostrano davanti al tuo amore.
Accoglici tutti in te,
Padre santo e giusto.
(Preghiera anonima recitata durante le persecuzioni krusceviane )


PREGHIERA
Sei stato per il tuo gregge un'immagine della misericordia,
della protezione e della difesa di Cristo,
o padre e vescovo Vladimir.
Accettando da uomo mite la sofferenza,
hai benedetto e perdonato
gli uomini malvagi venuti a ucciderti.
Intercedi presso Cristo nostro Dio
affinché ci conceda uno spirito di pace
e la sua grande tenerezza.


LETTURE BIBLICHE
Eb 13,7-16; Lc 12,32-40


LE CHIESE RICORDANO...

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Perpetua e Felicita (+ 203 ca), martiri (calendario ambrosiano)
Dorotea (IV sec.), vergine e martire (calendario mozarabico)

COPTI ED ETIOPICI (29 ṭūbah/ṭerr):
Xenia di Milasa (V sec.), monaca (Chiesa copta)
Gabra Nāzrāwi (XIV-XV sec.), monaco (Chiesa etiopica)

LUTERANI:
Adolf Stöcker (+ 1909), predicatore di corte a Berlino

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Partenio (IV sec.), vescovo di Lampsaco
Luca del Monte Stirion (+ 946 ca), monaco
Neomartiri della Russia (XX sec.) (Chiesa russa)
Gabriele Kikodze (+ 1896), vescovo (Chiesa georgiana)