Arazzi

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Gli arazzi di Bose sono tessuti a mano su un telaio ad “alto liccio” secondo una tecnica molto antica.
Il soggetto da rappresentare viene analizzato e ingrandito alla dimensione dell’arazzo desiderato:
è il “cartone” che sarà fissato dietro ai fili dell’ordito per permetterne la riproduzione.
L’abilità sta nell’interpretazione del modello con le tecniche proprie dell’arazzo.

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Si eseguono le sfumature tessendo la trama con fili di lana e di seta sottili, mescolando in ogni matassina fili di colori e tonalità diverse ad ottenere un effetto cromatico cangiante e una vasta gamma di colori. Si è adottato l’accorgimento tecnico di operare sul diritto, anziché sul rovescio, effettuando così in modo diretto il confronto della parte tessuta col bozzetto.

 

“I molti fili colorati sparsi inerti
tessuto che cresce adagio sul telaio
e il quieto tormento di riandare al disegno
stà in uno spazio racchiuso
più ampia bellezza.”

Domenico Ciardi, monaco di Bose

 

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Gli arazzi prodotti negli anni sono in gran parte visibili nelle stanze dell’ospitalità del Monastero di Bose.

Per informazioni :

Arazzeria di Bose
Monastero di Bose
I – 13887 Magnano BI
Tel (+39) 015.679.264
(8.00-12.00;14.00-17.00 lun.-ven.)
Fax (+39) 015.679.290
e-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

Di terra e di fuoco

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FRATELLO FUOCO E SORELLA TERRA
Spiritualità del fare ceramica
fr Enzo Bianchi

Il vasaio vive in una necessaria alleanza con la natura. Questa non gli offre solo una ricca gamma di materie prime, ma anche molte di quelle leggi che regoleranno le molteplici metamorfosi del suo lavoro. Per lui, l'alleanza con la natura si carica di un significato profondo: di fronte al caos minerale, dovrà stabilire un legame con la “natura delle cose”, con la loro destinazione, il loro fine, il loro senso.

Il dialogo con la natura è ciò che da vita all’arte della ceramica e le parole di Fr. Daniel De Montmollin, noto ceramista della Comunità di Taizé, in Francia, riflettono bene la coscienza di questo aspetto centrale.
Ogni opera in ceramica appare così quale frutto del dialogo tra il vasaio e i quattro elementi naturali: terra, aria, acqua e fuoco, nelle loro corrispettive forze di plasticità, trasparenza, purificazione e trasformazione.
E’ un dialogo caratterizzato da attenta preparazione, dalla maestria e dal genio, ma anche dall’imprevedibilità, dalla fragilità e dalla precarietà, perché nasce da quel punto di equilibrio, da quell’estremità sottile che è l’incontro di ciascuna delle due parti in gioco: l’uomo e la materia.Leggi tutto: Di terra e di fuoco
Paradossalmente, la forza di quest’arte nasce dall’umiltà di chi sa ascoltare la natura che lo circonda, da un lato, e la natura che lo abita, dall’altro. Sì, il vasaio è chiamato a entrare in dialogo con la propria creaturalità!
Nella sua ininterrotta ripetizione dei gesti il vasaio rimane in uno stato di vigilante attesa, finché la bellezza, mai posseduta, si dà a lui nella gratuità e nel dono. Attenzione, ascolto e attesa guidano il vasaio nella sua continua ricerca della bellezza, che sempre è ricerca di senso.
Dice Bernard Leach, ceramista inglese famoso per aver condotto l’artigianato del secondo dopoguerra a un vero e proprio rinnovamento:

Un vaso perché sia bello e buono deve essere l’espressione autentica della vita. Solo allora rifletterà quella luce capace di far nascere negli occhi degli uomini la scintilla dello stupore e della meraviglia.

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Passando attraverso l’ascolto di sé e l’ascolto della natura, l’arte della ceramica è chiamata ad aprirsi al difficile ascolto degli altri. Nella creazione del vaso l’artigiano si fa portatore di questa pesante responsabilità: il servizio dell’uomo. Dice ancora Bernard Leach:

Il vasaio si assume la responsabilità di fabbricare oggetti per un utilizzo pienamente umano, oggetti che siano una proiezione dell'uomo, che siano partecipi della vita, che siano essi stessi “viventi”.

L’audacia del vasaio risiede nel suo tentativo “d’intervenire nel destino naturale dell'argilla per condurla direttamente al servizio della vita dell'uomo, manifestando, in un colpo solo, la propria padronanza sulla creazione e la vocazione della materia alla bellezza” (Fr. Daniel De Montmollin).
Sì, la bellezza alla quale è chiamata l’arte della ceramica è spazio di libertà e non di paura, di dilatazione e non di conculcamento dell’umano, di comunione e non di contrapposizione tra gli uomini.
Ci rimane, in ultimo, un interrogativo: che ne abbiamo fatto del mandato di custodire, creare e vivere la bellezza?

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DOVE

MILANO
Basilica di sant’Ambrogio- Oratorio della Passione
USCITA Stazione Metropolitana S. Ambrogio - Linea verde  

dal 18 al 30 aprile 2017

ORARI

aperta tutti i giorni dalle 12 alle 19
da giovedì 20 a martedì 25 apertura dalle ore 10
ingresso libero