Il senso del digiuno dei discepoli
Mc 2,18-22
In quel tempo 18i discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Vennero da lui e gli dissero: «Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». 19Gesù disse loro: «Possono forse digiunare gli invitati a nozze, quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. 20Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora, in quel giorno, digiuneranno. 21Nessuno cuce un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo porta via qualcosa alla stoffa vecchia e lo strappo diventa peggiore. 22E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri, e si perdono vino e otri. Ma vino nuovo in otri nuovi!».
Il digiuno è buono oppure no? Gesù sembra aprire ai discepoli, a colui che presta ascolto alla sua parola, la via del discernimento. A chi vorrebbe una via sicura, Gesù offre una responsabilità da accogliere nella libertà di scegliere.
Leggere il vangelo è nutrirsi della vita di Cristo, della sua scelta libera di venire ad incontrarci. Per questo, nelle situazioni della vita siamo chiamati a rimanere aperti, a discernere caso per caso, a non chiuderci, lasciandoci sorprendere da essa!
Ma, in se stesso, il digiuno è buono oppure no? È da fare o no?
Gesù stesso dice che non bisogna digiunare “quando lo Sposo è con noi”. E in un altro passaggio, alla fine del vangelo di Matteo, dice: "Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo".
Più che sul digiuno Gesù pone l'accento sulla “novità” del secondo “digiuno”, quello che avrà inizio quando egli sarà “tolto”, cioè con la sua morte. La sua incarnazione ha iniziato la festa di nozze, che durerà fino alla sua immolazione sul Calvario. Questa a sua volta darà inizio al “digiuno” che durerà fino al suo glorioso ritorno.
Questo è il tempo in cui il corpo di Cristo, “che è la Chiesa” (Col 1,24), dovrà digiunare. Ma “il digiuno non è quello che tu immagini”, dice il pastore a Erma in una visione contenuta in un antico testo cristiano:
Dio non vuole questo tuo digiuno inutile. Perché digiunando in questo modo per il Signore, tu non fai niente per la giustizia. Digiuna, invece, per il Signore in questo modo: non far nulla di male nella tua vita e servi il Signore con cuore puro; obbedisci ai suoi comandamenti, nessun desiderio cattivo nasca nel tuo cuore. ... Se tu agirai così, porterai a buon fine un digiuno importante e gradito a Dio" (Il pastore di Erma 54).
Senza aggiungere tante altre parole di commento, voglio utilizzare la sapienza dei “Detti dei padri del deserto", la quale ci ricorda che non è tanto la conoscenza scolastica (della Scrittura) ciò che importa, ma la capacità di vivere la Parola, anche solo per frammenti.
Un anziano disse: "Acquistiamo la principale delle virtù: l'amore. Il digiuno, infatti, non è nulla, la veglia non è nulla, ogni fatica non è nulla, se manca l'amore. Sta scritto infatti: Dio è amore " (Detti dei Padri, Serie Sist. XVII,31).
Di un anziano si racconta che perseverò nel digiuno settanta settimane, mangiando soltanto una volta alla settimana. Domandò a Dio il senso di un testo delle sante Scritture, ma Dio non glielo rivelò. Si disse allora: "Ho fatto tanta fatica senza alcun profitto; andrò da un mio fratello e chiederò a lui". Appena ebbe chiuso la porta per partire, gli fu inviato un angelo del Signore a dirgli: "Le settanta settimane in cui hai digiunato non ti hanno avvicinato a Dio, ma ora che ti sei umiliato ad andare da tuo fratello, sono stato inviato a dirti il senso di quella parola". E dopo avergli spiegato quello che cercava, partì da lui(Detti dei Padri, Serie Anonima,N 314).
fratel Paolo