Osare la domanda

Foto di Ricardo Gomez Angel su Unsplash
Foto di Ricardo Gomez Angel su Unsplash

16 gennaio 2025

Mc 1,40-45

In quel tempo 40venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». 41Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». 42E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. 43E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito 44e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va', invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro». 45Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.


In questo passo del vangelo incontriamo un lebbroso che supera le barriere sociali e religiose del suo tempo per avvicinarsi a Gesù con un atto straordinario di fede. La sua domanda, “Se vuoi, puoi purificarmi” (v. 40), non è solo una supplica, ma un riconoscimento profondo della propria condizione e della misericordia divina.

Gesù, mosso a compassione, tende la mano, lo tocca e risponde: “Lo voglio, sii purificato” (v. 41). Questo gesto va oltre la guarigione fisica: restituisce al lebbroso dignità, relazione e una nuova appartenenza. La trasformazione non è solo corporea, ma anche spirituale e sociale, frutto dell’amore di Dio che abbatte ogni esclusione.

Le domande, nella vita interiore, non sono semplici richieste di soluzioni ma espressione di fede, sete di significato e consapevolezza dei propri limiti. Sono chiavi che aprono la via a una relazione più profonda con Dio, con noi stessi e con gli altri.

Nella Bibbia le domande non sono mai fini a sé stesse. Nel libro della Genesi, Dio chiede ad Adamo: “Dove sei?” (Gen 3,9), spingendolo a riflettere sulla sua condizione esistenziale. Salomone, conscio della responsabilità di governare, implora sapienza per discernere il bene dal male (cf. 1Re 3,9), mostrando come la domanda possa essere strumento di crescita. Anche Gesù usa spesso domande per scuotere e far crescere la fede: al cieco Bartimeo chiede: “Che cosa vuoi che io faccia per te?” (Mc 10,51), invitandolo a esprimere il desiderio profondo del cuore; a Pietro, impaurito, domanda: “Perché hai paura, uomo di poca fede?” (cf. Mt 8,26), stimolandolo a fidarsi.

Questi esempi insegnano che le domande autentiche non solo aprono spazi di riflessione, ma possono essere strumento di trasformazione. In un mondo che spesso cerca risposte rapide, riscoprire il valore delle domande è fondamentale. Domandare significa riconoscere la propria vulnerabilità, mettersi in ascolto e accettare di non avere tutto sotto controllo. È un atto di coraggio e di fede: “Io chiedo, perché so che Dio ascolta” (cf. Mt 7,7-8; Mc 11,24; Sal 145,18-19).

Le domande autentiche rompono barriere interiori, superano schemi mentali rigidi e ci presentano nuove possibilità. Il lebbroso del Vangelo secondo Marco ci insegna che non è solo la risposta a cambiare la vita, ma il processo stesso di ricerca e di relazione con Dio. La sua domanda porta a una guarigione in tutte le dimensioni, reintegrandolo nella comunità e restituendolo alla pienezza della vita umana e spirituale.

Le domande di Gesù continuano a risuonare oggi. Ci invitano a riconoscere le nostre fragilità e ad accogliere la trasformazione che nasce dalla relazione con Dio. Ci spronano a diventare segni di speranza per gli altri, testimoniando che la vera guarigione nasce da un cuore aperto e disposto a credere. Dobbiamo osare domandare…

sorella Mónica