Discernere l’essenziale

Carta realizzata presso la fraternità di Civitella san Paolo (RM)
Carta realizzata presso la fraternità di Civitella san Paolo (RM)

26 giugno 2024

Mt 4,1-11

In quel tempo1 Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. 2Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. 3Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di' che queste pietre diventino pane». 4Ma egli rispose: «Sta scritto:

Non di solo pane vivrà l'uomo,
ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio».

5Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio 6e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti:

Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo
ed essi ti porteranno sulle loro mani
perché il tuo piede non inciampi in una pietra».

7Gesù gli rispose: «Sta scritto anche:

Non metterai alla prova il Signore Dio tuo».

8Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria 9e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». 10Allora Gesù gli rispose: «Vattene, Satana! Sta scritto infatti:

Il Signore, Dio tuo, adorerai:
a lui solo renderai culto».

11Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.


Pochi versetti prima del brano che leggiamo oggi lo Spirito si rivela a Gesù durante il suo battesimo. Rivela la realtà del suo rapporto con il Padre. È il figlio, quello amato. Il Padre si compiace della sua presenza.

Questa rivelazione richiede di essere vagliata all’interno della vita di Gesù. Lo Spirito stesso dopo essere stato il testimone di questa rivelazione porta Gesù verso il deserto per comprenderne fino in fondo la portata nella sua esistenza.

C’è bisogno di una purificazione, di fare in modo che attraverso il fuoco Gesù comprenda quali sono gli elementi essenziali della sua presenza nel mondo, cosa ritenere, la parte che non perisce, che persiste come l’oro.

Gesù digiuna per quaranta giorni e quaranta notti, ripercorre il viaggio nel deserto. Fa affidamento al Padre concentrandosi nella relazione con lui. Matteo a questo punto della narrazione inserisce una pennellata di grande umanità in Gesù che dopo il lungo digiuno ha fame. 

Su questo bisogno fa leva il tentatore. La proposta è semplice, una scorciatoia lungo il cammino, per fare meno fatica. Basta dire alle pietre di diventare pane e questo avverrà. Gesù sa che può farlo. Ma la posta in gioco è alta, se il miracolo è nelle sue possibilità, in quella azione si nasconde la rinuncia alla relazione con la parola di Dio. Ciò che è essenziale per la vita è il rapporto con la Parola di Dio, tutto il resto (pane compreso) arriverà di conseguenza. Una vita vissuta in relazione con il Padre attraverso la Parola è essenziale per la missione alla quale Gesù è chiamato. 

Matteo farà affermare a Gesù nel capitolo 6 che nessuno può servire due signori… “Non vi affannate per la vostra vita, per cosa mangerete, la vita vale più del cibo” (Mt 6,25). E la vita è la relazione con Dio.

Il tentatore non demorde e tenta un nuovo approccio. Sul pinnacolo del tempio il tentatore mette ancora in dubbio la relazione tra Gesù e il Padre: “Se sei davvero figlio di Dio” (v. 6). Nella domanda del tentatore c’è la sottile richiesta di una dimostrazione di potenza. È questa la strada che Gesù è chiamato a percorrere? Ecco un'altra scorciatoia, in questo caso lastricata di successo e popolarità, ma è davvero questo il rapporto con Dio richiesto a Gesù? Lui risponde che non è tentando Dio che si entra in relazione con lui, non è provocandolo che si ottiene la sua vicinanza. Il rapporto essenziale è nella preghiera fiduciosa, non plateale, non ostentata, quella che il Padre vede nel segreto, nell’intimo della stanza più nascosa (Mt 6,5-6). Tentare il Signore non è essenziale nella relazione con il Padre. È una relazione che deve vivere di fiducia.

Il tentatore cambia ancora approccio. La terza volta mette in discussione il regno. Qual è il regno che Gesù è venuto a portare? Anche in questo caso è la relazione con il Padre che viene messa in discussione. Il divisore vuole essere adorato al posto del Padre, in cambio promette regni e gloria. Ma quale è il prezzo di tutto questo? Gesù discerne attraverso la Scrittura che è solo la relazione e il culto a Dio Padre che realizzeranno il progetto del Regno. La gloria terrena è destinata a disperdersi, richiede tempo e fatica per essere accresciuta e difesa, poi alla fine, con la morte dovrà comunque essere abbandonata.

Il Regno di Dio parte da ciò che è piccolo e quasi insignificante, per crescere e diffondersi con amore come il lievito nella pasta (cf. Mt 13,33). Il Regno richiede tempo e cura, non scorciatoie di potenza e magnificenza. Solo il Signore è al centro, solo il rapporto con il Padre è al centro, Gesù non accetta che quel posto venga preso da qualcun altro, nonostante le promesse di gloria fatte dal tentatore.

Nel deserto sospinto dallo Spirito Gesù discerne l’essenziale del suo rapporto di figlio di Dio, conferma e purifica la fiducia al Padre. E il Padre attraverso i suoi angeli subito si fa prossimo di Gesù e lo serve rispondendo al suo bisogno.

Nei versetti successivi Gesù comincia la sua predicazione, il tempo è pronto per parlare al mondo, ha vagliato, grazie al deserto, l’essenziale del suo modo unico di essere messia, di essere figlio di Dio.

fratel Elia