Beati i piccoli!

Carta realizzata presso la fraternità di Civitella san Paolo (RM)
Carta realizzata presso la fraternità di Civitella san Paolo (RM)

19 giugno 2024

Luca 10,21-24

In quel tempo21 Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. 22Tutto è stato dato a me dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo».
23E, rivolto ai discepoli, in disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. 24Io vi dico che molti profeti e re hanno voluto vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono».


Nel giorno della memoria di S. Romualdo, monaco, la liturgia ci propone un brano in cui è racchiusa la relazione di comunione filiale di Gesù verso il Padre. Relazione che è basata sulla gratitudine e sull’amore dell’uno verso l’altro. L’opera di salvezza che il Figlio è venuto a compiere è condivisa dal Padre e Gesù stesso riconosce l’origine nel Padre stesso. Gesù riconosce Dio come Padre e nello stesso tempo come Creatore. Il ringraziamento che Gesù oggi proclama nel brano del Vangelo sorge da questo riconoscimento. 

Il brano segue il ritorno dalla missione dei discepoli: è un momento particolarmente positivo perché il loro invio è andato a buon fine e il tutto è costellato dalla gioia degli apostoli. Gesù, accogliendo questo sentimento dei discepoli, ricorda loro che non devono fermarsi a quanto vedono o hanno ottenuto attraverso le loro azioni, la loro gioia si basa su qualcosa che non dipende da loro, ma da un’accoglienza originaria verso di loro da parte del Padre: “Rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli” (Lc 10,20). Qui si radica saldamente la loro gioia. 

Oggi Gesù parla di “sapienti e dotti” e di “piccoli”: interpretato male questo brano potrebbe risultare come un inno all’ignoranza. In profondità il testo ci vuole ricondurre all’idea che il messaggio di Gesù è rivelato e compreso da chi si pone in un atteggiamento di apertura verso di esso. Da chi non è ricolmo del proprio sapere e dunque non ha più spazio per una parola diversa e altra dalla sua. 

I “piccoli” sono coloro che non si sentono assuefatti dalle loro conoscenze, ma sentono il desiderio di conoscere e di accogliere cosa l’altro può dirci. Nello specifico l’evangelista Luca applica la preghiera di Gesù ai suoi tempi. I “sapienti e i dotti” non sono tanto i dottori della legge, o forse non tutti, ma gli orgogliosi; e i “piccoli” sono gli umili in grado di accogliere la rivelazione del Padre, sono in modo speciale gli stessi discepoli inviati in missione, ma non solo loro. Nel vangelo Gesù ci parla dei bambini e della loro capacità di entrare nel Regno dei cieli, il testo di oggi si può assimilare a questa immagine perché quei semplici hanno la stessa apertura, curiosità e innocenza dei bambini verso l’annuncio del Regno. 

La beatitudine che segue: “Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete” (Lc 10,22), è sì rivolta ai discepoli e riguarda il loro privilegio di essere testimoni, ma si estende anche a tutti coloro che hanno un contatto con il Vangelo e attraverso i loro occhi del cuore riescono a vedere ciò che altri non riuscirono o non riescono.

Nella memoria di Romualdo, fondatore dei monaci camaldolesi, il testo del vangelo di oggi esplicita la tensione verso la quale la conoscenza della Parola di Dio deve tendere attraverso la lectio divina. Un’apertura alla conoscenza e allo stupore del messaggio evangelico come quello che provano i piccoli, senza arroccarsi e chiudersi nell’orgoglio del proprio sapere. Nella sua regola San Benedetto dice che occorre sempre ascoltare i giovani, poiché Dio rivela spesso a loro ciò che è meglio (RB 3,3). Questo si inscrive nella logica della predilezione di Dio per i piccoli e per i poveri.

sorella Beatrice