In mezzo

Carta realizzata presso la fraternità di Civitella san Paolo (RM)
Carta realizzata presso la fraternità di Civitella san Paolo (RM)

12 giugno 2024

Mt 18,19-20

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:" 19In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d'accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. 20Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».


Il breve del vangelo che oggi ci viene incontro come buona notizia è tratto dal “discorso comunitario” che l’evangelista Matteo intesse al capitolo diciottesimo. L’interesse va da chi debba essere “il più grande” (domanda che si rivela già in se stessa distorta) ai comportamenti che possono arrecare scandalo ai più piccoli, alla possibilità di smarrirsi e alla certezza di essere comunque cercati e trovati, dalla correzione fraterna alla preghiera in comune (il nostro brano), fino alla necessità di perdonare “di cuore, ciascuno al proprio fratello” (Mt 18,35).

I nostri due versetti si inseriscono dunque nell’itinerario qui tratteggiato e si aprono con una formula solenne di Gesù: “In verità io vi dico ancora”. È Gesù, il Maestro, che parla ai suoi discepoli, di allora e di ogni tempo. È Gesù che parla “ancora”, che sembra voler aggiungere qualcosa di fondamentale, sembra voler proseguire il suo insegnamento riportando all’essenziale: stare nel dialogo con il Padre. Questo è pregare. Cercare di stare alla presenza del Signore, di ascoltare la voce del Padre che si rivela nel Figlio, nella Scrittura, negli altri, nella vita. Cercare di riconoscere la presenza del Signore nelle pieghe dei giorni. Cercare di riconoscere alla luce della sua presenza il bene, il bene per sé e per gli altri, il bene con gli altri.

Con gli altri, sì. Gesù qui richiama l’attenzione allo stare insieme, al cercare sinfonicamente (questo risuona nel verbo greco), a un’esperienza di comunione. E basta essere in due. Basta non restare chiusi in se stessi ma cercare di “mettersi d’accordo” con altri, di scambiare punti di vista, di arricchire modi di pensare e di amare, andando anche oltre se stessi, oltre le proprie certezze, ma anche oltre le proprie paure.

E basta osare chiedere, domandare. Non con l’ingenuità di pretendere che ogni richiesta venga esaudita, quando e come vogliamo noi. Ma affinando i sensi nel cercare di comprendere, di discernere il bene proprio nello stare alla sua presenza, nello stare in ascolto. Nell’affidarsi al Padre buono, che sa prima e meglio di noi di che cosa abbiamo bisogno in profondità.

E Gesù ci fornisce anche la motivazione, l’origine: la prossimità benevola del Padre si rende conoscibile nella presenza di Gesù, il Figlio, nostro fratello, che sta in mezzo. Sta in mezzo a “due o tre riuniti nel suo nome”. All’inizio del capitolo Gesù aveva posto in mezzo un bambino. Bambino che diviene esempio ai suoi discepoli, chiamati a cambiare orientamento, a convertirsi verso un’immagine di piccolezza, di umiltà, di capacità di affidamento.

Stare e stare insieme cercando di restare alla presenza del Signore, questo è pregare. Lasciare che sia lui al centro, che stia lui in mezzo. Non io, non i miei pensieri o le mie pur legittime preoccupazioni. Non quel che io penso di aver già capito. Lui in mezzo a noi. Che sempre stupisce. Questo può rendere fecondo il nostro stare insieme, può rendere salda la nostra comunione, può dilatare la nostra preghiera perché il bene sia veramente il bene per ciascuno e per tutti

sorella Silvia