Come il vignaiolo fa per l’albero di fico

Carta realizzata presso la fraternità di Civitella san Paolo (RM)
Carta realizzata presso la fraternità di Civitella san Paolo (RM)

29 maggio 2024
Lc 13,6-9 (Lezionario di Bose)

In quel tempo Gesù 6diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. 7Allora disse al vignaiolo: «Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest'albero, ma non ne trovo. Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?». 8Ma quello gli rispose: «Padrone, lascialo ancora quest'anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. 9Vedremo se porterà frutti per l'avvenire; se no, lo taglierai»»


Pochi versetti il brano di oggi, un testo che ritroviamo solo nel Vangelo di Luca, il cui centro continua ad essere un pressante invito alla conversione: conversione perché possiamo portare frutto. Ma per questo ci vuole un ripensamento totale, non piccoli aggiustamenti, per poter così cambiare la nostra vita, rompere con un passato che non ha prodotto frutto, in cui spesso ci siamo dispersi. E per poter fare questo è necessario che il Vangelo entri nei nostri pensieri, nella nostra storia, nelle nostre relazioni, nel nostro tempo.

Questo convertirci è anche mutare l’immagine che ci portiamo dentro di Dio, una falsa immagine che ne fa un giudice che condanna. È un’immagine di Dio che invochiamo anche noi, quando di fronte al male, a tante ingiustizie che patiscono i poveri di questo mondo, ci chiediamo perché Dio non interviene eliminando il male e gli operatori di male.

Questo brano ci dice altro. C’è un padrone che va per tre anni al suo terreno (e tre anni sono tanti) aspettandosi di raccogliere frutti da un fico che però non produce nulla. Decide di farlo tagliare, e questo trova in fondo anche noi consenzienti: sono tre anni che non dà frutto ed inoltre sta sfruttando inutilmente il terreno sottraendo energia agli altri alberi: è meglio tagliarlo.

Il fico, come la vite nell’Antico Testamento, è preso come immagine del popolo di Dio, per descrivere così il suo rapporto con Dio: quindi siamo noi oggi i diretti interpellati.

Appare qui la figura del vignaiolo che dimostra di essere affezionato a quest’albero, che ci tiene che questo fico porti frutto perché questa è la realizzazione piena di quest’albero.

Quest’uomo è disposto a lavorare, a prendersi cura dell’albero, a dedicarci del tempo e per questo chiede al padrone di concedergli del tempo, un anno, e poi, se non dovesse portare frutto, sarà però il padrone a tagliarlo, non lui.

Come non vedere nei tratti di questo vignaiolo l’immagine di Gesù che intercede e ottiene una dilazione del tempo per noi? E in filigrana rivediamo la descrizione dei gesti di Dio nella vigna raccontati da Isaia (Is 5,1-2), un Dio che si prende cura della sua vigna, la vanga, la sgombera dai sassi… E qui Dio asseconda e partecipa a questa attesa: ci è concesso ancora del tempo. 

Il Signore in fondo non vuole rassegnarsi e scommette sull’uomo anche quando tutto sembra affermare il contrario, anche quando la realtà vorrebbe dimostrare l’ inutilità di questo protrarre il tempo. Siamo noi invece che stentiamo a credere alla misericordia di Dio, sia per noi, che per gli altri, rifacendoci ad un’immagine perversa del Signore.

Eppure il richiamo a convertirci all’immagine di Dio misericordioso è grande, ritorna in tutto il Vangelo. Gesù ci ha raccontato Dio, un Dio misericordioso che non vuole la morte del peccatore ma che l’uomo si converta e viva, un Dio che ci cerca e ci ama.

Noi oscilliamo tra il dire: “non c’è più tempo, è troppo tardi” e di contro: “Dio pazienta troppo in tutto e il male continua”. Ma il tempo che è concesso a noi tutti è il segno della misericordia del Signore, non è un’assenza di giudizio. E questo lascia a noi libertà e responsabilità di usare questo tempo donato, piccolo o grande che sia, per cambiare, perché il tempo è sempre decisivo, qualunque sia la sua durata. È decisivo perché è sempre ricco di occasioni, di parole, di eventi, di incontri in cui possiamo discernere l’attenzione e la cura del Signore per noi.

Solo un Dio che ci ama così, che si prende cura di noi e si fida di noi è il Signore che possiamo seguire perché ci porterà alla vita piena. Ci resta la responsabilità di portare frutto e anche di aiutare chi è accanto a noi a portare frutto, come Gesù fa per noi, come il vignaiolo fa per il suo albero.

sorella Margherita


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