Dare la parola agli esclusi
Ogni persona, ogni gruppo, ogni popolo zittito, un giorno o l’altro, fa esplodere un fuoco distruttivo per dare visibilità alle proprie parole. Ogni società deve controllare le innate e,spesso non esplicitate, tendenze a emarginare i gruppi meno forti. Solo una grande passione per gli ultimi provocherà un coinvolgimento attivo di tutti nella logica della reciprocità e la polis potrà essere il luogo dei tanti (e non di alcuni); Ogni città dovrebbe educare ed essere educata alla logica dell’inclusione: ci vorrebbero laboratori per formare cittadini e politici all’ascolto delle parole silenziose, di quelle che non risuonano nella “piazza”. Sappiamo, d’altronde, che l’ecologia di cui la terra ha estremo bisogno per rimanere abitabile si fonda sul “sentirsi responsabili” persino delle generazioni future, anche se non sentiamo la loro voce (Hans Jonas). diventa sempre più evidente che l’umanità avrà un futuro se ascolterà sin d’adesso l’umanità futura (AA; VV., Lo sguardo dal basso. I poveri come principio del pensare, Argo, Ragusa 2004, pp. 60-63)
Giovanni Salonia
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