Un messaggio da parte del vescovo Derio Olivero. La sollecitudine per le relazioni e il dialogo con il mondo della cultura e dell’arte sono una costante del suo ministero, prima di presbitero e poi di vescovo: la fiducia in un Dio affidabile e nel prossimo possono infatti sprigionare un’intensa umanità e calare l’annuncio evangelico nel quotidiano della storia.
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Non per mio diritto, ma per condivisione, accoglimi in questa lettera. Ho la solitudine dentro e fuori, e tu così lontana qui in mezzo alle parole. Lo spazio tra noi due è un infinito vuoto, la distanza tra l’io e il noi un’estensione tale da non poter essere misurata. Eppure, mentre tu non sai di me, io so di te ogni giorno e ogni notte e ti vedo allo specchio ogni mattina, primo sguardo.
La chiara coscienza è per me guardare dalla finestra. Mi diventa ogni anno più difficile la neve. Direi che stento nelle relazioni sociali con l’inverno. Credo sia per troppa similitudine noi due. Così mi succede che stento ad uscire di casa. Lo guardo dalla finestra, come del resto anche l’estate. Ma è solo dipendenza da me stessa, dell’Io rispetto alle esigenze del mondo esterno, oppure viceversa. Ora, questa è quotidianità di una voce che cerca distanza per mantenere una posizione di centro nei versi che scrive. Al di là, tu.
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La pandemia ci ha mostrato con ogni evidenza che non solo i malati, ma il nostro pianeta, tutti noi non siamo in guerra ma siamo in cura. E la cura abbraccia ogni aspetto della nostra esistenza chiedendo a ciascuno di dare il meglio di sé, dispiegando le proprie risorse umane ed etiche: forza, perspicacia, coraggio, risolutezza, tenacia…
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Sei pronto?
– l’angelo sorride –
lo chiedo, ma so
che tu certamente sei pronto:
già che non parlo ad un uomo qualunque,
ma a te,
uomo dal cuore che non sa il tradimento
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