Il nostro cammino monastico
Nella notte della Trasfigurazione del Signore, tra il 5 e il 6 agosto scorsi, fr. Federico e fr. Paolo, giunti al termine del tempo di probandato, hanno emesso la loro professione monastica definitiva, impegnandosi a vivere radicalmente il Vangelo nel celibato e in una vita comune di obbedienza e condivisione dei beni, fissando nella nostra forma vitae la loro vocazione battesimale.
Pochi giorni prima, nella festa dei ss. Marta, Maria e Lazzaro, amici e ospiti del Signore, si era concluso un percorso avviato oltre trent’anni fa, per un più esplicito radicamento ecclesiale della nostra realtà comunitaria. È stato infatti verso la metà degli anni ‘90 del secolo scorso che la Comunità, con l’allora priore fr. Enzo, ha cercato il modo di formalizzare anche canonicamente l’inserimento nella Chiesa locale di Biella e il riconoscimento della propria identità di Comunità monastica ecumenica mista. Il riconoscimento come “Associazione privata di fedeli” – conferito l’11 luglio 2001 dall’allora Vescovo di Biella +Massimo Giustetti – con il passare degli anni si è mostrato poco adeguato a esprimere pienamente il reale vissuto comunitario. In particolare, le regole e consuetudini monastiche, radicate nella tradizione d’Oriente e d’Occidente, faticavano a rientrare nella terminologia e negli schemi propri di un’associazione, mentre l’appartenenza a pieno titolo alla Comunità di fratelli e sorelle di altre Chiese cristiane rimaneva solo implicita e non ufficialmente riconosciuta. Inoltre, il recente doloroso travaglio che la Comunità ha vissuto ci ha mostrato la fragilità di tale forma e la necessità di dotarci di modalità di accompagnamento che ci aiutassero a uscire da una certa autoreferenzialità che non ha giovato alla nostra vita.
Il desiderio dunque che l’identità monastica ecumenica della nostra Comunità fosse chiaramente espressa e accolta, come dono per le Chiese e come già auspicato in Vita consecrata (§ 101), insieme al bisogno di alcuni strumenti di accompagnamento più adeguati, come le visite regolari, ci hanno portato a cercare una strada canonica diversa, che conferma e aiuta a proteggere quanto vissuto e testimoniato da Bose in questi 55 anni di esistenza, senza alterarne la natura laicale.
La Comunità e in particolare i fratelli e le sorelle incaricati di preparare la bozza delle nuove Costituzioni hanno potuto ascoltare e confrontarsi con monaci e monache di diverse confessioni, esperti di vissuto comunitario e di diritto canonico, facendo tesoro della loro sapienza e competenza. La forma canonica che ci è sembrata corrispondere maggiormente alla nostra realtà è stata individuata nel “Monastero sui iuris di diritto diocesano”, per cui si è provveduto a redigerne le Costituzioni e a votarle al termine del capitolo generale dello scorso gennaio.
Il Vescovo di Biella +Roberto Farinella ha ottenuto dal Dicastero per gli Istituti di Vita consacrata e le Società di Vita Apostolica la licenza di erigere il monastero secondo le Costituzioni approntate dalla Comunità, che sono state approvate ad experimentum per cinque anni, riconoscendo la Comunità come “segno tangibile di quei frutti auspicati dal cammino ecumenico nel quale le Chiese cristiane sono impegnate da decenni e che, pur non essendo ancora pervenuto alla piena comunione, ha contribuito a un importante riconoscimento reciproco”. Il medesimo Vescovo ha quindi eretto canonicamente l’Associazione in “Monastero sui iuris di diritto diocesano”. Tale decisione è stata notificata alla Comunità riunita nella sala capitolare lo scorso 29 luglio, in un clima di ringraziamento al Signore e a coloro che ci hanno accompagnato in questo cammino, con la loro competenza e disponibilità. Speriamo, anche incoraggiati da questo segno di benevolenza, di crescere con l’aiuto dello Spirito santo nella grazia del nostro battesimo e della vocazione monastica.
Siamo consapevoli che ciò che più vale è la vita, alla sequela del Signore, insieme ai fratelli e alle sorelle, nella comunione di tutta la Chiesa. Ma sappiamo anche che, nella nostra fragilità, abbiamo bisogno di essere sostenuti e accompagnati. Affidiamo dunque anche questo passo del nostro cammino alla misericordia di Dio, mentre chiediamo a voi tutti, amici e ospiti, di continuare a farci il dono della vostra preghiera e amicizia.