Una sapienza diversa


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Foto di Stéphane Brais su Unsplash
Foto di Stéphane Brais su Unsplash

21 marzo 2024

Mc 12,13-27

In quel tempo13mandarono da Gesù alcuni farisei ed erodiani, per coglierlo in fallo nel discorso. 14Vennero e gli dissero: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno, ma insegni la via di Dio secondo verità. È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare, o no?». 15Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse loro: «Perché volete mettermi alla prova? Portatemi un denaro: voglio vederlo». 16Ed essi glielo portarono. Allora disse loro: «Questa immagine e l'iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». 17Gesù disse loro: «Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio». E rimasero ammirati di lui.18Vennero da lui alcuni sadducei - i quali dicono che non c'è risurrezione - e lo interrogavano dicendo: 19«Maestro, Mosè ci ha lasciato scritto che, se muore il fratello di qualcunoe lascia la moglie senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello. 20C'erano sette fratelli: il primo prese moglie, morì e non lasciò discendenza. 21Allora la prese il secondo e morì senza lasciare discendenza; e il terzo ugualmente, 22e nessuno dei sette lasciò discendenza. Alla fine, dopo tutti, morì anche la donna. 23Alla risurrezione, quando risorgeranno, di quale di loro sarà moglie? Poiché tutti e sette l'hanno avuta in moglie». 24Rispose loro Gesù: «Non è forse per questo che siete in errore, perché non conoscete le Scritture né la potenza di Dio? 25Quando risorgeranno dai morti, infatti, non prenderanno né moglie né marito, ma saranno come angeli nei cieli. 26Riguardo al fatto che i morti risorgono, non avete letto nel libro di Mosè, nel racconto del roveto, come Dio gli parlò dicendo: Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe27Non è Dio dei morti, ma dei viventi! Voi siete in grave errore»


Stupiscono l’agire e le parole di Gesù. Gesù si muove fuori dall’ordinario, spiazza i suoi interlocutori, mostra una sapienza e una libertà che gli altri non si aspettano, si rivela in qualche modo imprevedibile, inafferrabile, e quindi, anche solo per questo, non dominabile, e dunque pericoloso. Persona scomoda, persona non gradita, persona nei confronti della quale l’unico modo che i suoi avversari mostrano di avere per rivolgersi è quello della falsa adulazione, della menzogna che a loro dispetto grida una verità: “tu insegni secondo verità la via di Dio” (v. 16).

E così i suoi avversari si mostrano impotenti, ridotti, per accusarlo, a rinunciare alle armi dell’accusa e a ricorrere a quelle della lode falsa, menzognera, e che tuttavia proclama una verità. Non diceva Bernardo di Clairvaux che tanto grande è l’umiltà che perfino la superbia mira a rivestirsi dei suoi panni? Del resto la menzogna ama nascondersi, perché nel momento stesso in cui viene manifestata è già sconfitta. E dunque bisogna essere abili a smascherarla.

E qui il gioco verte su due temi principali: il potere e la vita eterna. Come a dire che esistono due logiche diverse, fra loro inconciliabili: quella del potere e quella della vita eterna. L’una smentisce l’altro, e solo Marco pone questi due brani in così stretta connessione, perché Colui che dona la vita eterna è anche colui che non domina come i signori delle nazioni, ma che è venuto fra gli uomini come uomo per servire e non per essere servito (cf. Mc 10,35.45).

E se nel primo brano, quello sul potere di Cesare, dell’imperatore, gli avversari di Gesù ricorrono alla piaggeria di una falsa adulazione, degradandosi nella loro dignità umana già solo con questo atteggiamento menzognero in cui essi vendono la propria dignità, nel secondo, che verte sulla resurrezione dai morti e dunque sulla vita eterna, gli avversari Gesù tentano di ridicolizzarne l’insegnamento cercando di farlo cadere inevitabilmente nella trappola di una casistica pianificata secondo le logiche umane.

Ma Gesù anche qui si rivela altro. Gesù si rivela vero conoscitore e interprete delle Scritture, e questo gli dona la libertà e la sapienza per confutare i suoi avversari, e coprire loro, questa volta, di vergogna, di quella vergogna in cui essi volevano imprigionare Gesù. Con le loro parole essi mostrano di non conoscere le Scritture, loro, che avrebbero dovuto essere le guide del popolo. E così facendo Gesù, di fatto, toglie loro potere. È ancora una volta questione di potere.

Gesù, infatti, sembra attingere la propria sapienza a una fonte che essi non conoscono e che lo rende profondo e libero nei confronti dei loro trabocchetti; Gesù mostra una sapienza della quale essi non sono né proprietari né tantomeno custodi, perché appare essere “altra”, una sapienza che non si sa da dove viene e dove va, e che proprio per questo rivela che Gesù è uomo nato dallo Spirito (cf. Gv 3,8) e guidato dallo Spirito (cf. Mc 1,12; cf. Mc 3,28-30).

Ma questo potere a cui Gesù toglie terreno si ribellerà: saranno, infatti, proprio il potere politico e il potere religioso che lo condanneranno a morte (cf. Mc 15,10-15).

E a ciascuno di noi Marco chiede: e tu, da che parte stai?

sorella Cecilia


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