Il primo e il servitore di tutti


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Foto di Tim Mossholder su Unsplash
Foto di Tim Mossholder su Unsplash

8 marzo 2024

Mc 9, 30-37

In quel tempo 30partiti, Gesù e i discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. 31Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». 32Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.

33Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». 34Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. 35Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servitore di tutti». 36E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: 37«Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato»

l nostro lezionario ci propone oggi uno degli annunci della passione e la reazione dei discepoli alle parole di Gesù. 

Al cuore dei vangeli sinottici sono riportati tre annunci della Passione. In Marco essi sono presentati come un insegnamento riguardante il Figlio dell’uomo: “Cominciò a insegnare loro che il Figlio dell'uomo doveva soffrire molto…” (8,31); “Insegnava ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell'uomo viene consegnato...” (9,31). 

Solo nell’ultimo annuncio Gesù fa un chiaro riferimento alla sua persona: “Presi in disparte i Dodici, si mise a dire loro quello che stava per accadergli: Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato…” (10,32-33). Matteo invece esplicita questa identificazione fin dal primo annuncio, subito dopo che Pietro aveva confessato: “Tu sei il Cristo, quasi per rendere chiaro il contenuto di questa confessione: “Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che egli doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto” (Mt 16,21). 

In Marco assistiamo come a un crescendo in cui è chiarita sia la missione di Gesù che il significato della sequela: si parte da cosa significa “perdere” o “salvare la propria vita” (8,35), si passa a cosa vuol dire “essere il primo e il servitore di tutti”(9,35), e si giunge a cosa significa essere nella gloria, essere grande, lo schiavo di tutti: “il Figlio dell'uomo non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti» (Mc 10,45).

Ci possono essere tanti modi di perdere la propria vita, o anche buttarla via; Gesù specifica che trova salvezza chi perde la vita “per causa mia e del Vangelo” (8,35); anche il suo farsi ultimo, servo e schiavo di tutti è riempito da uno scopo preciso: il riscatto dei molti, cioè la salvezza di tutti. 

È dunque per una promessa di vita che si può scegliere di rinunciare a beni anche indispensabili. È per una promessa di vita e di senso della vita che sentiamo come rivolto a noi l’invito ad accogliere il regno di Dio

Perché i discepoli hanno seguito Gesù? Che cosa li ha attratti? Ora, di fronte all’annuncio della Passione, le loro reazioni permettono all’evangelista Marco di mettere in luce la tensione tra la signoria di Gesù e il suo essere il servo sfigurato, uomo dei dolori che ben conosce il patire (cf. Is 52,14. 53,3), e anche quella tra primato e servizio all’interno della comunità ecclesiale, cosa che ad esempio Matteo fa anche altrove (capp. 10 e 18).

I discepoli faticano a comprendere gli annunci di Gesù e sono colti in un processo che li vede passare dal silenzio severamente imposto loro (cf. 8,30) al timore di interrogare (9,32), alla paura e allo sgomento (cf. 10,32). Potrebbe essere semplice dire: non comprendono perché sono interessati al potere e alla gloria. 

La nostra pericope segue quella della guarigione del ragazzo posseduto da uno spirito muto, che i discepoli non erano stati in grado di guarire. È seguita da un altro episodio riguardante la capacità di fare miracoli e il potere sui demoni in cui Giovanni ha da ridire perché uno che non era della loro cerchia scacciava i demoni nel nome di Gesù. 

La domanda su chi sia “grande” (10,43) o “più grande” riguarda in fondo anche Gesù: Gesù è forse grande perché compie miracoli? Lo si segue per il potere che egli mostra, per il successo che ottiene? Nel vangelo di Giovanni, a Gesù che chiedeva “«Volete andarvene anche voi?». Simon Pietro rispose: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio» (Gv 6,67-69). 

I discepoli hanno ricevuto e accolto un dono di fede e conoscenza che permette ad essi di rimanere con il loro maestro anche se assume i tratti del servo sofferente. Per non essere scandalizzati dall’annuncio della Passione bisogna poter fissare lo sguardo sul regno di Dio, realtà piccola, nascosta, fragile (4,31) e sulla sua logica di presenza e promessa sostenuta dalla fede.

sorella Raffaela


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