Lorenzo Milani

“Le patrie aggredite dalla nostra patria riuscirono a ricacciare i nostri soldati. Certo dobbiamo rispettarli. Erano infelici contadini ed operai trasformati in aggressori dall’obbedienza militare. Quell’obbedienza militare che voi cappellani esaltate senza nemmeno un distinguo che vi riallacci alla parola di san Pietro: Si deve obbedire agli uomini o a Dio? E intanto ingiuriate alcuni pochi coraggiosi che sono finiti in carcere ... Aspettate ad insultarli. Domani forse scoprirete che sono dei profeti. Certo il luogo dei profeti è la prigione, ma non è bello stare dalla parte di chi ce li tiene”.
La risposta ai cappellani militari viene pubblicata da Rinascita il 6 marzo 1965. Un gruppo di ex-combattenti di Firenze denuncia don Milani e il direttore di Rinascita, su cui era stata pubblicata la Lettera di risposta ai cappellani militari, di “incitamento alla diserzione, vilipendio delle Forze armate”. Don Milani è già gravemente malato e non può presenziare al processo. Si difende dicendo che in quanto maestro deve educare ad obbedire alle leggi, ma anche a migliorarle. Sostiene che “l’obbedienza non è più una virtù”, dove l'obbedienza è la giustificazione usata dai militari di fronte all’olocausto degli ebrei e al lancio della bomba su Hiroshima. Come sacerdote afferma il primato della legge di Dio sugli uomini, mostra che la guerra difensiva non esiste più, e che non esiste più una guerra giusta né per la chiesa né per la Costituzione. “Quei venti cappellani militari di Firenze hanno detto che l’obiettore è un vile, io ho detto soltanto che forse è un profeta”. La lettera si conclude così: “Poi forse qualche generale troverà ugualmente il meschino che obbedisce e così non riusciremo a salvare l'umanità. Non è un motivo per non fare fino in fondo il nostro dovere di maestri. Se non potremo salvare l'umanità, ci salveremo almeno l'anima”.
Il vero tema della lettera è diventato quello dell'obbedienza: “Sarebbe fondamentale che tutti i soldati avessero la coscienza di giudicare gli ordini che ricevono. Farebbero saltare tutti gli eserciti”.

Lorenzo Milani, L’obbedienza non è più una virtù, Libreria editrice fiorentina, Firenze 1978

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