La pietra scartata
16 aprile 2025
Dal Vangelo secondo Luca - Lc 20,9-19
In quel tempo 9Gesù prese a dire al popolo questa parabola: «Un uomo piantò una vigna, la diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano per molto tempo. 10Al momento opportuno, mandò un servo dai contadini perché gli dessero la sua parte del raccolto della vigna. Ma i contadini lo bastonarono e lo mandarono via a mani vuote. 11Mandò un altro servo, ma essi bastonarono anche questo, lo insultarono e lo mandarono via a mani vuote. 12Ne mandò ancora un terzo, ma anche questo lo ferirono e lo cacciarono via. 13Disse allora il padrone della vigna: «Che cosa devo fare? Manderò mio figlio, l'amato, forse avranno rispetto per lui!». 14Ma i contadini, appena lo videro, fecero tra loro questo ragionamento: «Costui è l'erede. Uccidiamolo e così l'eredità sarà nostra!». 15Lo cacciarono fuori della vigna e lo uccisero. Che cosa farà dunque a costoro il padrone della vigna? 16Verrà, farà morire quei contadini e darà la vigna ad altri».
Udito questo, dissero: «Non sia mai!». 17Allora egli fissò lo sguardo su di loro e disse: «Che cosa significa dunque questa parola della Scrittura:
La pietra che i costruttori hanno scartato
è diventata la pietra d'angolo?
18Chiunque cadrà su quella pietra si sfracellerà e colui sul quale essa cadrà verrà stritolato».
19In quel momento gli scribi e i capi dei sacerdoti cercarono di mettergli le mani addosso, ma ebbero paura del popolo. Avevano capito infatti che quella parabola l'aveva detta per loro.
Gesù racconta la parabola perché, nel brano precedente, gli viene posta la domanda: "Con quale autorità fai queste cose?". Farisei e scribi non rispondono alla contro-domanda di Gesù sul battesimo di Giovanni, non prendono posizione, rimangono fermi nel cammino di conoscenza della vita.
A queste persone Gesù racconta questa parabola svelando che il pensare di comodo, il non assumersi responsabilità, il non prendere la vita come un dono affidatoci per far continuare a crescere qualcosa che altri hanno piantato è l'atteggiamento di scribi e farisei. Questo atteggiamento porta alla morte dei servi ed anche a quella del figlio che ha, in sé, l'autorità del Padre. L'esito finale della parabola, non solo del testo che leggiamo ma di tutta la vita di Gesù, fa luce su questa autorità. Non ci parla di un padre autoritario ma di "una pietra scartata che diventa pietra d'angolo". Il peccato dell'uomo è comunque vinto dalla misericordia di Dio.
Nell' esplicitare questa parabola, citando la parola del salmo (118,22), Gesù fa cogliere come la sua interiorità è intrisa di Antico Testamento. Il suo rapporto con la Scrittura, la sua vita di preghiera era intensa: il suo rapporto con Dio prendeva posto in ogni passaggio della sua vita, nella sua solitudine e nelle sue relazioni, nei momenti di scambio di intimità e nei momenti di contrasto: proprio tutto!
Questo pone una domanda molto forte ad ogni cristiano: quale è il posto che diamo al Signore nella nostra vita? Arriviamo a dire con Pietro: "Signore da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna!" Forse, già questa sarebbe una rivoluzione, anzi, la rivoluzione (d'amore).
Anche i gruppi di farisei e scribi, ai quali Gesù indirizza la parabola, anche se la dice al popolo, avevano un contatto assiduo con la parola di Dio. Ed allora perché questo contrasto? Perché visioni diverse? Non sono le diverse interpretazioni che devono preoccuparci: la parola di Dio è viva e produce quel seme che noi non abbiamo piantato e del quale a noi, dopo la pazienza della coltivazione, ci viene fatto dono di raccogliere frutti di vita nelle diverse specie.
Il problema, forse, è riconducibile alla domanda che Gesù pone allo scriba in Lc 10,26 “Che cosa sta scritto nella legge? Come leggi?”, ma che possiamo cogliere anche nell'affermazione del nostro brano quando Gesù: fissò lo sguardo su di loro e disse: Che cosa significa dunque questa parola della Scrittura...".
Gesù rinvia alla Scrittura, a questa immensa lettera di amore di Dio per noi, invitando i lettori a non fare di essa un idolo. Nella logica evangelica l'uomo è l'assoluto, ogni norma e regola si piegano al suo bisogno di vita.
fratel Paolo