Costruire sulla roccia

Davide Balliano, UNTITLED_0265_8064_2023_0058.jpg
Davide Balliano, UNTITLED_0265_8064_2023_0058.jpg

22 marzo 2025

Dal Vangelo secondo Matteo Mt 7,21-29 - (Lezionario di Bose)

In quel tempo Gesù disse:"21Non chiunque mi dice: «Signore, Signore», entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. 22In quel giorno molti mi diranno: «Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demòni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi?». 23Ma allora io dichiarerò loro: «Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l'iniquità!». 24Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. 25Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. 26Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. 27Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande». 28Quando Gesù ebbe terminato questi discorsi, le folle erano stupite del suo insegnamento: 29egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come i loro scribi.


Perché la via degli empi prospera?
Perché tutti i traditori sono tranquilli?
Tu li hai piantati ed essi mettono radici,
crescono e producono frutto;
sei vicino alla loro bocca,
ma lontano dal loro intimo. (Geremia 12,1b-2)

Il brano che la liturgia ci propone oggi parte con le parole dirette di Gesù che ammonisce i suoi interlocutori. Poco prima aveva invitato a verificare i frutti che crescono sugli alberi dei profeti in modo da comprendere se questi sono davvero tali oppure se sono lupi rapaci. 

Non basta pronunciare il nome del Signore per essere considerato un buon profeta, bisogna fare la “volontà del Padre”. Non è quello che si proclama, ma quello che si fa che dà conto di quello che ci portiamo nel cuore. Ma anche in questo Gesù cerca di farci imparare a discernere quali sono le azioni che possiamo considerare degne di fede e quali evitare. Gesù fa riferimento a degli interlocutori che chiama “molti” che affermano di aver fatto profezie, scacciato demoni, fatto prodigi. Con queste loro azioni non meritano di essere inseriti nel gruppo di coloro che sono dalla parte del Signore? 

La risposta di Gesù è secca: non conosce queste persone. Tra di loro non c’è vicinanza. Li definisce “operatori di iniquità”. Il termine che usa Matteo è anomia. Questa parola nei sinottici è usata solo da Matteo. Infatti il testo parallelo di Luca utilizza il termine adikia. Il termine da Matteo viene usato contro i farisei al cap. 23: “all'esterno apparite giusti davanti alla gente, ma dentro siete pieni di ipocrisia e di iniquità” e al cap. 24: “per il dilagare dell'iniquità, si raffredderà l'amore di molti”. L’iniquità è il male che caratterizza queste azioni apparentemente giuste ma in realtà manchevoli. Che cosa manca a queste opere? Perché, pur essendo prodigiose, Gesù non le riconosce e non riconosce coloro che le compiono? 

Queste opere sono vuote, sono sterili, realizzano prodigi, ma non vanno oltre; queste azioni, le nostre azioni devono rimandare alla volontà del Padre, devono essere un segno, un dito puntato che rimanda ad un altro non a chi le compie. 

Il rischio dei falsi profeti è quello di riportare a se stessi e non al Signore. Questo vuol dire riconoscere che i prodigi che si riescono a realizzare sono di sola proprietà del Signore e che chi li compie non è altro che un “servo inutile”. Gesù stesso ne è la prova poiché tutto quello che ha detto e compiuto con noi sulla terra è stato in diretta relazione con il Padre fino alla fine.

Anche per questo chi lo ascolta afferma al versetto 29 che egli infatti insegnava loro come “uno che ha autorità, e non come i loro scribi”, perché l’insegnamento di Gesù rimanda al Padre e chiede ai suoi interlocutori di imparare da lui a costruire questa relazione.

L’immagine che Gesù ci presenta è chiara: possiamo essere dei bravi architetti delle nostre vite, scegliere con cura i materiali da costruzione con i quali vogliamo edificare la nostra casa. Selezionare i muri portanti, decorare le parti migliori…ma la scelta più importante di qualunque struttura è il terreno sul quale poggia. A nulla vale aver costruito un edificio meraviglioso se le sue fondamenta lo faranno crollare al primo soffio di vento.

Gesù ci chiede di discernere con cura dove vogliamo affondare le nostre fondamenta, solo in questo modo saremo veri discepoli capaci di azioni meravigliose che racconteranno la volontà del Padre.

fratel Elia