“Tu amerai”

Costellazione dell'aquila
Costellazione dell'aquila

6 dicembre 2024

Mt 22,34-46

In quel tempo 34i farisei, avendo udito che egli aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme 35e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: 36«Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». 37Gli rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente38Questo è il grande e primo comandamento. 39Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso40Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».41Mentre i farisei erano riuniti insieme, Gesù chiese loro: 42«Che cosa pensate del Cristo? Di chi è figlio?». Gli risposero: «Di Davide». 43Disse loro: «Come mai allora Davide, mosso dallo Spirito, lo chiama Signore, dicendo:

44Disse il Signore al mio Signore:
Siedi alla mia destra
finché io ponga i tuoi nemici
sotto i tuoi piedi?

45Se dunque Davide lo chiama Signore, come può essere suo figlio?». 46Nessuno era in grado di rispondergli e, da quel giorno, nessuno osò più interrogarlo.


Gesù risponde al dottore della legge citando un passo tratto dal Deuteronomio "Tu amerai...". Amare in fondo è tenere in considerazione, prestare attenzione, rivolgersi con tutto se stessi verso l'altro, è ascoltare. Il verbo “amerai” è strettamente legato al verbo ascoltare, come si può intuire leggendo per intero la citazione utilizzata da Gesù. Questo aiuta a comprendere che l'amore non possiamo darcelo da noi stessi ma lo riceviamo come un dono. Un dono che esige un tempo di assunzione, un luogo di silenzio dove la parola si deposita e germina, perché è nel silenzio che si manifesta e si dispiega il desiderio di chi parla e di chi ascolta; nella sospensione, nell'attesa, nella pausa c'è il segno di un cominciamento che riproduce l'atto creatore: “Quando un silenzio tranquillo abbracciava ogni cosa, e la notte era nel mezzo del suo corso, la tua Parola onnipotente, dal cielo, dal tuo trono regale, si lanciò...”. (Sap 18,14). Il tempo dell'Avvento ci ricorda questo significato. 

Il verbo “amerai” che Gesù utilizza indica, inoltre, che secondo la fede biblica è la totalità della persona a essere coinvolta nel rapporto con Dio. Tutto l'uomo: corporeità, sentimento, intelligenza, volontà, cuore. Nella preghiera, nel culto, nella vita cristiana, dobbiamo entrare con tutto noi stessi. Tante volte la nostra preghiera è senza frutto, perché fatta solo di parole e bei ragionamenti, ma non vengono evangelizzati e riordinati i sentimenti e il cuore, dove sta la fede delle nostre scelte più profonde. Il culto può diventare pratica senz'anima. La vita cristiana è sempre tentata da uno spiritualismo disincarnato. Proprio per non cadere in questo errore, Gesù continua con la citazione tratta dal Levitico: “Amerai il tuo prossimo come te stesso". Utilizzando questa frase, Gesù fa vedere come il primo comando si risolve nel secondo e il secondo ha bisogno del primo per essere vissuto appieno, con gratuità. 

Per approfondire questo concetto è di aiuto leggere 1Gv 4,12: “Nessuno ha contemplato Dio: se ci amiamo scambievolmente Dio dimora in noi e l'amore di lui giunge in noi a perfezione”. Si è potuto vedere Gesù (lo hanno visto i testimoni oculari) e ora noi possiamo vedere la comunità in cui regna l'amore scambievole, ma non direttamente il mistero di Dio.

Nell'amore comunitario si compie un evento grandioso: l'amore che discende da Dio, l'amore del Padre e di Cristo giunge alla sua «perfezione», diremmo che nell'amore scambievole raggiunge il suo scopo, compie la sua intera traiettoria, facendosi di nuovo (come già nella vita di Gesù) visibile, capace di manifestarci il divino.

 Gesù, infine, si rivolge ai farisei, stimolando la loro libertà: "Se dunque Davide lo chiama Signore, come può essere suo figlio?". Gesù si propone come “figlio di Davide” nella generazione umana, ma ben più che Davide come Messia, erede di quella regalità conquistata sulla croce e nella risurrezione. Proprio sulla croce ci sarà il titolo di questo discendente di Davide: "Costui è Gesù, il re dei Giudei" (Mt 27,37). Un re che regna dalla croce è lo spettacolo ultimo che Dio ha voluto mostrare di Sé, "perché Dio è amore" (1Gv 4,8). Il Messia, in sostanza, è sì figlio di Davide per la sua provenienza terrena, ma è Kyrios, il Signore, dall'alto, per la sua missione.

fratel Paolo


Ascolta la prima traccia del podcast Salga la mia voce e Giunga fino a te
tracce di preghiera per l'Avvento

Iscriviti al vangelo del giorno per ricevere la nostra newsletter