12 febbraio 2024
Nella nostra epoca caratterizzata dall’efficientismo, sempre alla ricerca della miglior performance, la parabola che ascoltiamo oggi è portatrice di un messaggio controcorrente, considerato “perdente”: questo seminatore “spreca” il suo seme anche su terreni che non sono produttivi! Non c’è controllo o calcolo nella semina, con perdita di raccolto prezioso.
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10 febbraio 2024
Dopo aver raccontato ai suoi interlocutori la storia dell’uomo di Samaria che si prende cura del suo prossimo, Gesù entra in un villaggio e diventa egli stesso oggetto di cura. Sono le sorelle Marta e Maria ad accoglierlo nella loro casa. Nel brano è Marta a prendere l’iniziativa, è la sua casa che viene nominata; solo successivamente Luca ci fa sapere che Marta ha una sorella di nome Maria. Maria si siede accanto ai piedi di Gesù: il verbo utilizzato da Luca parakathezomai viene usato solo qui nei vangeli. Maria si fa prossima a Gesù e nel farsi prossima si pone in ascolto del maestro, lo riconosce come tale. Riconosce che quell’uomo di Nazareth ha per lei una parola di vita che non deve lasciarsi sfuggire.
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9 febbraio 2024
Gesù si trova in territorio pagano, fuori dei confini di Israele. “Gli conducono un sordomuto”: questa è la condizione dei pagani, ancora impediti di ascoltare la parola di Dio e perciò anche incapaci di parlare a Lui, se non balbettando confusamente. Vediamo in opera una guarigione impegnativa per Gesù; è impegnato con tutta la sua persona: “Gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua". Emise anche un sospiro verso il cielo come il gemito della creazione che attende liberazione e salvezza. Poi la sua parola che risuona potente e agisce: “Effatà! Apriti!”. Così quell’uomo che ha incontrato Gesù ora può ascoltare, ora può parlare. È finalmente capace di relazione piena con il Signore e con gli altri esseri umani.
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8 febbraio 2024
La scena si spegne già all’inizio. Qualcuno disturba Gesù che, ritiratosi in casa, vuole restare nell’anonimato: una donna, per giunta di cultura greca e pagana, la non riconosciuta per eccellenza. Intercede per la figlia. Gesù, però, la tratta duramente: “Non è bene” (v. 27). Se i figli di Israele sono i “figli”, gli altri, i pagani, sono dei “cani”, animali impuri per antonomasia. Il cibo dei figli non è riservato a loro. Il cerchio della violenza sembra chiudersi ancora, negando l’esistenza e la parola dell’altra.
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