Etty Hillesum

E tuttavia: siamo soprattutto noi stessi a derubarci da soli. Trovo bella la vita, e mi sento libera. I cieli si stendono dentro di me come sopra di me. Credo in Dio e negli uomini e oso dirlo senza falso pudore. La vita è difficile, ma non è grave. Dobbiamo cominciare a prendere sul serio il nostro lato serio, il resto verrà allora da sè: e lavorare ‘a se stessi’ non è proprio una forma d’individualismo malaticcio. Una pace futura potrà essere veramente tale solo se prima sarà stata trovata da ognuno in se stesso – se ogni uomo si sarà liberato dall’odio contro il prossimo, di trasformarlo in qualcosa di diverso, forse alla lunga in amore se non è chiedere troppo -. È l’unica soluzione possibile... Sono una persona felice e lodo questa vita, la lodo proprio, nell’anno del Signore 1942, l’ennesimo anno di guerra”.
È in questo tempo che incontra Julius Spier, che diverrà suo analista. Ne diverrà in seguito assistente, amante e compagna intelelttuale. È lo stesso Spier a iniziare alla Bibbia la giovane ebrea, fino ad allora del tutto ignorante riguardo al libro che aveva modellato l’identità storica e prirituale dei suoi avi. Etty aveva accolto quet’iniziazione con sollecitudine. Si rendeva conto che si trattava ben altro che di impressioni puramente letterarie.
Nel 1941 inizia a scivere un Diario nel quale traccia il suo itinerario spirituale percorso dall’8 marzo 1941 al 7 settembre 1943, data della sua deportazione ad Auschwitz.