Il pericolo delle antipatie e delle simpatie
In una comunità, in un gruppo, ci sono anche delle “antipatie”. Ci sono sempre delle persone con le quali non mi intendo, che mi bloccano, che mi contraddicono e soffocano lo slancio della mia vita e della mia libertà. La loro presenza sembra minacciare e risvegliare la mia povertà, le mie colpe e le mie ferite, sembra minacciarmi e provoca in me aggressività o una forma di regressione servile. In loro presenza sono incapace di esprimermi e di vivere in pace. Altri fanno nascere in me sentimenti di invidia e di gelosia: sono tutto quello che vorrei essere e la loro presenza mi ricorda che io non lo sono. La loro radiosità e la loro intelligenza mi rimandano ai limiti della mia intelligenza. Altri mi chiedono troppo. Non posso rispondere alla loro richiesta affettiva incessante. Sono obbligato a respingerli. Queste persone sono miei “nemici”; mi mettono in pericolo e, anche se non oso ammetterlo, le odio. Certo, quest’odio è solo psicologico, non è ancora morale, cioè voluto. Ma lo stesso avrei preferito che queste persone non esistessero! La loro scomparsa mi apparirebbe come una liberazione.