Dio ci ha insegnato ad incontrarci
Il fratello con cui ho a che fare nella comunità non è l’altro che mi si fa incontro nella sua serietà, nella ricerca di fraternità ... ma è l’altro che è stato redento da Cristo, che è stato liberato dal peccato e chiamato alla fede e alla vita eterna. La nostra comunione non può motivarsi in base a ciò che un cristiano è in se stesso, alla sua interiorità e devozione; viceversa, per la nostra fraternità è determinante ciò che si è a partire da Cristo. La nostra comunione consiste solo in ciò che Cristo ha compiuto in entrambi, in me e nell’altro, e questo non vale solo per l’inizio, come se poi, nel corso del tempo, si aggiungesse ancora qualcosa a questa nostra comunione, ma resta per sempre, nel futuro e nell’eternità. Solo per mezzo di Cristo c’è e ci sarà comunione tra me e l’altro. Via via che la comunione si f a più autentica e profonda, scompare tutto ciò che si frappone a essa, e risulta con sempre maggior chiarezza e purezza l’unica cosa che la rende viva tra di noi: Gesù Cristo e la sua opera. Solo per mezzo di Cristo apparteniamo gli uni agli altri, ma grazie a questo mediatore l’appartenenza è effettiva, integrale, per tutta l’eternità (Dietrich Bonhoeffer, Vita comune, Queriniana, Brescia 2003, pp. 20-21).
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