Un umanesimo planetario

Ritratto di famiglia della Terra e della Luna realizzato dalla sonda Galileo nel 1992. Dal suo punto di osservazione a circa 3,9 milioni di miglia di distanza, la sonda Galileo ha catturato questo ritratto della Luna in orbita attorno alla Terra. Questa foto migliorata dal computer è stata ottenuta da immagini scattate attraverso filtri visibili (viola, rosso) e infrarossi (1,0 micron). Il percorso orbitale della luna va da sinistra a destra. Immagine: NASA / JPL
Ritratto di famiglia della Terra e della Luna realizzato dalla sonda Galileo nel 1992. Dal suo punto di osservazione a circa 3,9 milioni di miglia di distanza, la sonda Galileo ha catturato questo ritratto della Luna in orbita attorno alla Terra. Questa foto migliorata dal computer è stata ottenuta da immagini scattate attraverso filtri visibili (viola, rosso) e infrarossi (1,0 micron). Il percorso orbitale della luna va da sinistra a destra. Immagine: NASA / JPL

Un pensiero incapace di considerare il contesto e il complesso planetario rende ciechi, incoscienti e irresponsabili. Ciechi, di fronte all’opportunità del nuovo orizzonte che si profila davanti a noi, giunti a questo stadio dell’era planetaria della storia umana: la costruzione della casa comune o patria “terrestre” di tutta l’umanità, cioè di una cosmopoli. Incoscienti, di fronte alle catastrofi globali, ecologiche innanzitutto, ma anche sanitarie o rischieremmo di provocare. Irresponsabili, perché continueremmo nell’automatismo di azioni, modelli, paradigmi, che hanno consentito svolte significative nella storia della civiltà umana, ma che oggi rischiano di determinarne il collasso.

La crisi dell’intelligenza e del pensiero è la peggiore, perché è invisibile. E l’accecamento continua a sterilizzare conoscenze e a deviare decisioni. Un pensiero in crisi è impotente davanti a un mondo in crisi. … Solo rinnovando il pensiero e lo sguardo sulla complessità e sulla globalità della questione ecologica è possibile cogliere che le sue soluzioni passano attraverso una nuova planetaria coscienza di solidarietà, che legherà gli esseri umani tra di loro, e loro alla natura terrestre. Una solidarietà e una fraternità senza frontiere. Una fraternità aperta, oltre le fraternità “chiuse” nazionali. E fraternità senza frontiere significherà anche accogliere e proteggere “fratelli migranti”, “fratelli rifugiati”, “fratelli apolidi”. Coloro che si sentono fratelli nell’incertezza del proprio destino nel cosmo infinito e coloro che si sentono fratelli nella certezza di avere un posto nel creato, possono unirsi nell’afflato di una “fraternità universale” (Francesco, Laudato si’ 228) e di una nuova e comune responsabilità, che cementerà la loro identità di abitanti della casa comune del pianeta e di cittadini della Terra-Patria. Dopo la libertà e l’eguaglianza, protagoniste dell’Ottocento e del Novecento, la fraternità può diventare protagonista del XXI secolo ...

La cura per la natura implica, dunque, una rigenerazione dei rapporti umani e dello stile di vita. Ecco perché “non c’è ecologia senza un’adeguata antropologia” (Francesco, Laudato si’ 118). Ecco perché la costruzione di un nuovo pensiero e di un nuovo paradigma all’altezza del problema ecologico globale è inseparabile dalla promozione di un umanesimo planetario, “che fa appello ai diversi saperi (anche a quello economico) per una visione più integrale e integrante” (Francesco, Laudato si’ 141). ...

Umanesimo cristiano e umanesimo laico possono convergere in modo inedito nell’universalismo concreto di un umanesimo planetario, che scaturisce dalla rete di interdipendenze accresciute con la globalizzazione della condizione umana e sta legando le vite dei popoli e dei singoli in un destino comune. E potranno associarsi a una politica multidimensionale dell’uomo, che deve necessariamente applicarsi all’intero pianeta: deve essere politica dello sviluppo della specie umana nell’unità/diversità planetaria. Un umanesimo, dunque, non più astratto, non più eurocentrico, non più antropocentrico. Un umanesimo finalmente “integrale e integrante”, consapevole del fatto che “siamo tutti sulla stessa barca”...

(M. Ceruti, Sulla stessa barca, pp. 13-18,
di prossima pubblicazione presso le nostre Edizioni Qiqajon)

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