Momenti belli e momenti brutti

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La preghiera di Tobi è la prima di una serie di cinque preghiere presenti nel libro di Tobia. Nel libro di Tobia le preghiere servono, prima di tutto, a sottolineare i momenti chiave della narrazione. Nelle cinque preghiere offerteci dal libro, il narratore è poi in grado di anticipare, all’interno di un’ottica di fede, il corso degli eventi. La preghiera è per lui il momento nel quale il credente, posto a contatto con Dio, comprende il senso di ciò che è accaduto e anticipa addirittura quel che accadrà.

La preghiera di Tobi sembra essere per molti aspetti una preghiera realmente sincera; Tobi si rivolge a Dio lodandone la giustizia e riconoscendosi colpevole, insieme a tutto il suo popolo. Ogni nostra preghiera dovrebbe contenere questi due elementi: la lode di Dio e il riconoscimento della sua presenza e della sua azione nel mondo, e la richiesta di perdono per i nostri peccati. La preghiera è infatti sia il riconoscimento della presenza divina che la confessione delle colpe umane. Non solo questo, però: la preghiera dell’uomo non può non nascere dalla situazione concreta nella quale egli vive; nella sua situazione disperata Tobi non chiede altro se non di morire. “Sono pieno di tristezza” (v. 6): la preghiera di Tobi è segno della disperazione in cui è caduto un uomo per il quale tutto sembrava risolto nell’ubbidienza a valori ritenuti incrollabili; ma le certezze di Tobi sono franate e persino davanti a Dio non resta altro che la prospettiva della morte.

Il narratore vuole presentarci un Tobi dal volto umano, la cui reazione alle disgrazie e, in particolare, alle grandi domande che proprio sua moglie ha fatto nascere in lui, è una reazione davvero molto umana, un miscuglio di fede e di disperazione che lo porta paradossalmente a chiedere la morte proprio a quel Dio che ha appena benedetto e di fronte al quale si è riconosciuto peccatore. Tobi rappresenta quel tipo di credenti che, di fronte alle difficoltà, non sanno più davvero che fare se non attaccarsi a quelle forme tradizionali che hanno caratterizzato la loro religiosità. Una preghiera giusta e sbagliata insieme, quella di Tobi, come spesso sono le nostre preghiere. Una preghiera tra disperazione e speranza, che tuttavia sarà ugualmente gradita al Signore per un motivo soltanto: è una preghiera sincera.

Il narratore ci ha presentato la storia di un uomo anziano, Tobi, uomo molto religioso, ma incapace di aprirsi al futuro e chiuso in un passato che lo opprime. La cecità di Tobi è come un simbolo della gabbia di osservanze religiose che, invece di liberarlo, rischiano di soffocarlo. Adesso la storia cambia decisamente registro e ci mette di fronte alla figura di una ragazza; se per il vecchio Tobi è rimasto solo il passato, per la giovane Sara non solo non c’è alcun passato, ma non c’è neppure l’unico futuro che una donna israelita del tempo poteva sperare: l’essere moglie e madre.

Il problema di Tobi è quello di una religiosità scrupolosa, ma angosciante, pur se sincera. Quello di Sara è l’incapacità di gestire la propria sessualità proprio a causa della sua religiosità; si pensi a come Sara, nella sua preghiera, difenda davanti a Dio la propria purezza in campo sessuale, nel momento stesso in cui si lamenta di non essersi potuta sposare, perché i suoi mariti sono morti … Il problema di Sara è legato, almeno in buona parte, alla sua dipendenza dal padre. Con fine intuito psicologico il narratore osserva che Sara vuole impiccarsi nella stanza del padre, come estremo atto di disperazione e di accusa insieme, e che è proprio il pensiero del dolore che al padre essa avrebbe causato con la sua morte a distoglierla da questo intento. L’amore per il padre è paradossale: impedisce a Sara di crescere, di diventare donna e di amare un altro uomo, ma anche la salva dalla morte.

Come nel caso di Tobi, è la preghiera che cambia la situazione. Anche per Sara la preghiera è un miscuglio di disperazione e di speranza, e valgono per lei le cose che abbiamo osservato in precedenza riguardo a Tobi. Aggiungiamo tuttavia ancora una nota: la preghiera non è una formula magica, grazie alla quale l’uomo ottiene da Dio tutto ciò che vuole. Il narratore lo sa molto bene: la preghiera è prima di tutto la capacità di affidarci a Dio, di porre la nostra vita nelle sue mani. La preghiera, poi, è capace di modificare il nostro atteggiamento verso la vita e di aprirci strade che non avevamo mai pensato di percorrere, di non farci perdere tutta la sua speranza.

L Mazzinghi, Tobia: il cammino della coppia