#Tempesta #Salmo46

Dio è per noi rifugio e forza
nell’angoscia si rivela un aiuto sicuro,
perciò non temiamo se trema la terra
se i monti si inabissano nel fondo del mare
se anche le sue acque si agitano e si gonfiano
e i monti sono scossi in mezzo alla tempesta.

[Il Signore dell’universo è sempre con noi
il nostro rifugio è il Dio di Giacobbe.]

Un fiume rallegra con i suoi canali la città di Dio
la più santa delle dimore dell’Altissimo,
Dio è nel suo seno, non potrà vacillare
Dio l’aiuterà quando sorge il mattino,
le genti si agitano e i regni vacillano
risuona la sua voce e la terra è sconvolta.

Il Signore dell’universo è sempre con noi
il nostro rifugio è il Dio di Giacobbe.

Venite e contemplate le azioni del Signore
è lui che riempie di stupore la terra,
fa cessare le guerre fino ai confini del mondo
spezza gli archi, le lance e brucia i carri:
«Fermatevi e sappiate che io sono Dio
innalzato tra le genti, innalzato sulla terra».
Il Signore dell’universo è sempre con noi
il nostro rifugio è il Dio di Giacobbe.


Ciao amico,
Ciao amica,

“Quando la tempesta sarà finita, probabilmente non saprai neanche tu come hai fatto ad attraversarla e a uscirne vivo. Anzi, non sarai neanche sicuro se sia finita per davvero. Ma su un punto non c'è dubbio. Ed è che tu, uscito da quel vento, non sarai lo stesso che vi è entrato. Sì, questo è il significato di quella tempesta”. È con questa sollecitazione di Haruki Murakami tratta dal suo romanzo Kafka sulla spiaggia, che quest’oggi sostiamo sul salmo 46, un salmo bellissimo dalle immagini plastiche che è un inno che celebra la grandezza del nostro Dio che è sempre stato accanto al suo popolo e che in Gesù di Nazaret si è fatto vicinissimo a ciascun uomo, a ciascuna donna.

La tempesta c’è nella vita di ciascuno di noi. Con le sue atmosfere macabre. Semplicemente avviene. Prima o poi. Forse in questo momento vi siamo gettati dentro, come imprigionati. Una delusione affettiva, un amore non corrisposto, una malattia inaspettata, un incidente imprevisto, la perdita di una persona cara, un esame liquidato in quattro e quattr’otto per un vuoto di memoria, il lavoro che non decolla... Chi più ne ha, più ne metta!

E poi ci sono le tempeste comunitarie, sociali, planetarie, ambientali o sanitarie, che tentiamo di ignorare, persino negare, pur di non vivere succubi dell’angoscia. “Si fa finta di niente. Lo facciamo da sempre. Ci si dimentica”. Ebbene, il salmista ci annuncia con grande forza che può esserci un terremoto o uno tsunami così gagliardo da inabissare i monti nel mare o un uragano o un tifone di quelli che spazzano via ogni cosa, ci possono essere agitazioni di popoli e guerre devastanti… Eppure, il Signore dell’universo non ci abbandona.

Proclamava il 15 gennaio 1933 Dietrich Bonhoeffer, il pastore luterano che si oppose al nazismo: “Comprendete l’ora della tempesta e del naufragio: è l’ora dell’inaudita prossimità di Dio, non della sua lontananza. Là dove tutte le altre sicurezze si infrangono e crollano, e tutti i puntelli che reggevano la nostra esistenza sono rovinati uno dopo altro, là dove abbiamo dovuto imparare a rinunciare, proprio là si realizza questa prossimità di Dio, perché Dio sta per intervenire, vuol essere per noi sostegno e certezza”. Parole liberatrici. Nell’ora della tempesta desidereremmo semplicemente scomparire, non essere mai nati, imprechiamo contro un Dio che appare inesistente o ci affidiamo a un ingenuo, nonché superstizioso, “andrà tutto bene” o “ce la faremo”: la fuga, la rivolta, la superstizione, tutte epigone della paura. Al mattino di Pasqua, le donne discepole di Gesù accorse al sepolcro, dopo l’epilogo tragico del loro maestro e amico crocifisso come un sobillatore, sperimentano ancora un gran terremoto. Ancora non è finita. Ma ecco l’inaudito, un angelo annuncia: “Voi non abbiate paura! Il Signore è risorto! Vi precede in Galilea”. (cf. Mt 28,1-7). La tempesta ha fatto il suo corso e non finisce in un batter d’occhio. Le scosse sismiche continuano e continueranno. Genera buchi neri nei nostri pensieri. Ma è proprio nell’ora della disperazione, che ci viene annunciato per grazia che il Signore agisce e riempie di stupore la nostra vita. E ci dà la forza di ripartire, di convertirsi a lui. Quando tutto crolla, quando non abbiamo più punti di riferimento nella nostra esistenza – è paradossale – abbiamo l’occasione, l’opportunità di rinascere, sorretti dalla tenerezza del nostro Dio. “Siamo il diritto di cambiare tutto e di ricominciare. Ricominciare” canta Fiorella Mannoia, nella possente canzone Il peso del coraggio, scritta da Amara e Marialuisa De Prisco, che vi consiglio di mettere in coda alla vostra playlist. Con l’augurio di non aver paura delle tempeste che vi assalgono.


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