#Fragilità #salmo51
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Pietà di me, o Dio, nel tuo amore,
nell’abbondanza della tua misericordia
cancella le mie ribellioni,
lavami a fondo dalla mia colpa
e dal mio peccato purificami.
Sì, io riconosco le mie ribellioni
e il mio peccato mi è sempre davanti.
Contro te, contro te solo ho peccato
e ciò che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto,
sicché sei giusto quando parli
e retto quando giudichi.
Sì, colpevole sono nato
e peccatore mi ha concepito mia madre.
Sì, tu gradisci la verità nell’intimo
e nel segreto mi insegni la sapienza.
Toglimi il peccato con issopo e sarò puro,
lavami e sarò più bianco della neve.
Fammi sentire allegria e gioia,
esultino le ossa che hai spezzato.
Nascondi il tuo volto dai miei peccati
e tutte le mie colpe cancella.
Un cuore puro crea in me, o Dio,
e uno spirito saldo rinnova nel mio intimo.
Non rigettarmi lontano dal tuo volto
e il tuo Spirito santo non riprendere da me.
Fa’ tornare in me l’allegria per la tua salvezza
e sostieni in me uno spirito generoso.
Insegnerò ai ribelli le tue vie
e i peccatori ritorneranno a te.
Liberami dal sangue, o Dio,
Dio della mia salvezza,
e la mia lingua esalterà la tua giustizia.
Signore, apri le mie labbra,
e la mia bocca annuncerà la tua lode.
Poiché tu non gradisci il sacrificio
e se ti offro un olocausto, non ti piace.
Sacrificio a Dio è uno spirito contrito,
un cuore contrito e spezzato, o Dio, non lo disprezzi.
Nella tua benevolenza fa’ del bene a Sion,
ricostruisci le mura di Gerusalemme.
Allora gradirai i sacrifici legittimi, l’olocausto
e l’oblazione totale,
allora si offriranno vitelli sul tuo altare.
(Traduzione di Ludwig Monti)
Ciao amico,
Ciao amica,
nel nostro itinerario attraverso il bosco fitto dei salmi è d’obbligo una tappa “tosta”, di quelle che mettono a dura prova il nostro respiro e saggiano le nostre forze, una sosta che ci metta in crisi, che ci sgomenti, che ci faccia fare i conti con quello che siamo, nel bene e nel male. È forse umiliante ma sicuramente liberante un cammino di questo tipo. Nessun tipo di masochismo, non temete! Sullo sfondo teniamo la mappa che il salmo 1 ci ha offerto e la bussola puntata verso la felicità, che è quello a cui siamo stati chiamati, da sempre. D’altra parte anche l’aspirazione del re David, tradizionalmente considerato l’autore del salmo 51, è la felicità: “Fammi sentireallegria e gioia … Fa’ tornare in me l’allegria per la tua salvezza e sostieni in me uno spirito generoso”. La felicità non ci rinchiude a riccio ma dispiega le nostre vele verso orizzonti di generosità, con un cuore che si dilata verso gli altri.
Il Miserere (sì, come la canzone di Zucchero cantata con Luciano Pavarotti) – così suona l’incipit del salmo in latino – ci offre una verità, disarmante e potentissima, banale ma difficile da vivere: siamo fragili, siamo vulnerabili, non siamo perfetti, spesso sbagliamo, viviamo di “ribellioni”, di “peccati” (nel senso etimologico della parola ebraica che significa “fuori bersaglio”), erriamo su strade desolate, perverse (è il significato della parola “colpa”). Ma questa è buona notizia! “C’è una crepa in ogni cosa, è così che entra la luce” canta Il cantautore americano Leonard Cohen. Sì, la fragilità che quotidianamente sperimentiamo personalmente e comunitariamente, con le sue crepe esposte e le sue ferite a volte dolorosissime, può essere spazio di accoglienza di bagliori di luce sfolgorante. Primo e decisivo passo però da fare è avere coscienza di tale fragilità. Il miracolo più grande che ci possa capitare è quello di essere consapevoli della nostra vulnerabilità. Allora l’io si apre, quelle fragilità diventano feritoie d’amore, spazi di apertura a un tu radicalmente altro, che può salvarci dalle nostre luride pozzanghere narcisistiche. Se non ci sfiora nessun riconoscimento, nessun ravvedimento, nessun ripensamento, andiamo avanti come caterpillar bramosi di dominio, sempre pronti a contare le pagliuzze degli altri , ignorando la trave che ci acceca. Il Signore abbonda di misericordia e di amore e ci aspetta a braccia spalancate. Riconoscendo il nostro peccato, le nostre trasgressioni, facciamo esperienza della tenerezza, della cura, della compassione di Dio, infinitamente più grandi dei nostri peccati. Non occorrono più sacrifici, “dimentica la tua offerta perfetta” canta ancora Cohen. Basta un cuore “contrito e spezzato”, pronto alla lode, alla gratitudine, alla benevolenza. In “Istanti”, una poesia attribuita allo scrittore argentino Jorge Luis Borges si legge:
Se io potessi vivere nuovamente la mia vita
nella prossima cercherei di commettere più errori.
Non tenterei di essere tanto perfetto, mi rilasserei di più
sarei più stolto di quello che sono stato,
in verità prenderei poche cose sul serio.
Correrei più rischi, viaggerei di più, scalerei più montagne,
contemplerei più tramonti e attraverserei più fiumi,
andrei in posti dove mai sono stato,
avrei più problemi reali e meno problemi immaginari.
Io sono stato una di quelle persone che vivono sensatamente,
producendo ogni minuto della vita.
È chiaro che ho avuto momenti di allegria,
ma se tornassi a vivere, cercherei di avere soltanto momenti buoni.
Perché di questo è fatta la vita,
solo di momenti da non perdere.
Io ero una di quelle persone che mai andavano da qualche
parte senza un termometro, una borsa d’acqua calda, un ombrello e un paracadute:
se tornassi a vivere, viaggerei più leggero.
Se io potessi tornare a vivere, comincerei ad andare scalzo
all’inizio della primavera
e continuerei così fino alla fine dell’autunno.
Girerei più volte nella mia strada, contemplerei più aurore
e giocherei di più con i bambini.
Se avessi un’altra volta la vita davanti...
Ma, vedete, ho ottantacinque anni e non ho un’altra possibilità.
Un ultimo suggerimento di lettura, se volete. Nicoletta Cinotti, psicoterapeuta, propone una storia davvero interessante nel suo post “Non rimpicciolirsi”, quella del violinista Itzhak Perlman…
Buon cammino nella ricerca rischiosa di te stesso e della musica che tu, tu solo, puoi creare con la tua fragilità!