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#Felicità #salmo1

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Felicità dell’uomo
che non va nel consiglio dei malvagi,
sulla via dei peccatori non si ferma,
in compagnia dei beffardi non siede,
ma nell’insegnamento del Signore [è] il suo desiderio
e medita il suo insegnamento giorno e notte.

È come un albero trapiantato presso corsi di acque,
che darà il suo frutto alla sua stagione
e le sue foglie non appassiranno:
tutto quello che fa riuscirà bene.

Non così i malvagi
ma come pula che il vento disperde.

Perciò non si alzeranno i malvagi nel giudizio
né i peccatori nell’assemblea dei giusti,
perché il Signore conosce la via dei giusti,
mentre la via dei malvagi si perderà.

(Traduzione di Ludwig Monti)


Caro amico, cara amica,

ricominciamo un nuovo anno e con esso riaccendiamo il nostro anelito alla felicità. Mettiamo da parte per un attimo i nostri progetti, le nostre occupazioni, le nostre legittime aspettative sullo studio, esami, lavoro, e la nostra angoscia per il futuro, anch’essa legittima. Ritorniamo bambini, infanti, desiderosi di vita piena, abbondante, traboccante, vogliosi di puro gioco. Lo faremo in un modo “strano”: mettendoci alla scuola del Salterio, che già nell’incipit ci consegna proprio quella parola, grandiosa e sconvolgente insieme: “Felicità dell’uomo…” o “Beato l’uomo…”. Attraverso quelle splendide perle poetiche che sono i salmi, contenuti nello scrigno della Bibbia, reimpareremo l’abbiccì di una vita pratica e poietica, che prende sul serio tutto il ventaglio umano, che non nasconde né rimuove tragedie, disgrazie, fallimenti, malattie, morte, ma cerca sentieri di senso. Entreremo nel flusso di un linguaggio antico, che donne e uomini da tantissimo tempo mormorano nel loro intimo o cantano nelle assemblee liturgiche. Linguaggio antico ma che ci appartiene, perché rispecchia le nostre stesse variegate situazioni e cerca di alfabetizzare il nostro mondo interiore, i nostri sentimenti più profondi e arditi, attraverso la lode, la supplica, la lamentazione, persino l’imprecazione. Lì sosteremo, con calma, senza fretta, per attingere forza e vigore dalla frequentazione di testi forse a volte distanti dalla nostra sensibilità, ma che si rivelano potentemente evocativi della ricerca di un Dio follemente innamorato dell’umanità e che in Gesù di Nazaret ha posto la sua tenda in mezzo a noi, per regalarci la sua amicizia e desiderare con noi nient’altro che il nostro bene, la nostra realizzazione, la nostra felicità.

La felicità arriva inaspettata quando scegliamo di fuggire la “via dei malvagi”: le luccicanti opportunità dei mafiosi di turno che cercano di comprare la nostra coscienza, il chiacchiericcio sterile dei qualunquisti, i giudizi moraleggianti dei perbenisti, le derisioni beffarde degli opportunisti, il “tanto non cambia niente” dei menefreghisti, il silenzio degli indifferenti. Quando usciamo dalla nostra campana di vetro, abbandoniamo le nostre maschere, decidiamo di scavalcare il muro della paura e dell’omertà e ci inoltriamo sulla “via dei giusti”, sui sentieri della verità, della giustizia, della riconciliazione, della pace. Quando “giorno e notte”, senza tregua, ci riscopriamo avvolti da un amore grande che ci precede e chiede di essere semplicemente condiviso con la bellezza, la fantasia e la creatività che sta a noi cercare, scoprire e attuare. Sì, l’insegnamento, la legge del Signore è unicamente l’amore, l’unica cosa che può condurci alla felicità! “La vita è la più bella delle avventure ma solo l’avventuriero lo scopre”, ci ricorda Gilbert Keith Chesterton. Coraggio dunque avventurieri, in cammino verso la felicità! Avete mai visto il film “Will Hunting - Genio ribelle” con Robin Williams e Matt Damon? Beh, ve ne propongo una scena, che ci sprona a uscire dal nostro guscio difensivo:

Passiamo all’immagine dell’albero, a cui il salmista paragona la vita dell’uomo giusto, della donna giusta, sopra descritta. A mo’ di commento sono illuminanti le parole di Alessandro Manzoni, tratte dal sesto capitolo de I promessi sposi: “... Onde, ritirata placidamente la mano dagli artigli del gentiluomo, abbassò il capo, e rimase immobile, come, al cader del vento, nel forte della burrasca, un albero agitato ricompone naturalmente i suoi rami e riceve la grandine come il ciel la manda”. La grandezza dell’albero sta nelle sue radici ben piantate al suolo e vicine a corsi di acque: è ciò che non si vede quello che fa vivere l’albero. Se ti nutri, notte e giorno, ininterrottamente, della parola del Signore, del suo insegnamento, del suo amore, e radichi la tua vita nella ricerca del bene, senza strombazzarlo ai quattro venti, troverai stabilità, fermezza, affronterai i venti impetuosi e le burrasche della vita con coraggio. Se aderirai con umiltà e audacia al discorso della montagna (cf. Mt 5,1-12: è il “salmo” delle beatitudini composto e vissuto da Gesù!), se tenterai di incarnare nelle tue fibre il radicalismo della carità, nel silenzio e senza esibizionismo, se il tuo cuore brucerà fino alle braci di passione per l’umanità ferita, fiorirai – non temere! –, la tua vita porterà frutti di bene, a suo tempo!

Don't be surprised
But this look in my eyes
Like a flower or tree
I will bloom in the spring
I will shed all my woes
As the green grass grows
Like a flower or tree
I will throw my head back and sing
If I were a desert flower, desert flower.

Non essere sorpreso
Dallo sguardo dei miei occhi
Come un fiore o un albero
Io fiorirò in primavera
Mi libererò dalle mie pene
Mentre l’erba fresca cresce
Come un fiore o un albero
Prenderò fiato e comincerò a cantare
Come se fossi un fiore del deserto, un fiore del deserto.