Lo “spirito di preghiera robusto” (RBo 37) di cui parla la nostra Regola nasce anzitutto dall’assiduo ascolto della Parola di Dio che può corroborare una vita che, se affidata semplicemente alle nostre forze, non può che venir meno. Ora, solo se la centralità della Parola di Dio contenuta nelle Scritture, e massimamente nel Vangelo, viene concretamente vissuta tanto nella lectio divina personale come comunitaria, nell’ufficio come in ogni liturgia, la nostra vocazione monastica ha basi salde.
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Il Vangelo ci pone di fronte due magisteri. Da un lato quello del gesto della vedova che getta nel tesoro tutto ciò che ha per vivere: magistero di gratuità, di donazione, di purezza e semplicità, di nascondimento. D’altro lato il magistero dello sguardo di Gesù che smaschera l’ipocrisia degli uomini religiosi, dei loro vizi e dei loro vezzi.
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