Se dovessi ...

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Se dovessi... vorrei prendere le cose non troppo sul serio. Mi spiego: che un vescovo non prenda sul serio i suoi doveri pastorali è cosa inconcepibile. Ma può accadere a un vescovo, a un parroco, a un prete o non prete investito comunque di responsabilità, di prendere le cose troppo sul serio.

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Lettori, uditori, interpreti, discepoli

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La lettura pubblica di un testo nominatamente tratto da un libro santo, e annunciata come tale, nel corso di un’assemblea liturgica, è una scena rituale. La proclamazione a viva voce si fa significativa tanto per il suo protocollo, quanto per il suo contenuto o il suo discorso, a fortiori per ciò che si potrebbe ritenere la semplice comunicazione di un’informazione.

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La morte: un luogo per l'amore

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“Gesù disse: ‘È compiuto!’” (Gv 19,30). Quello che i capi dei giudei avevano in mente da settimane è stato perpetrato: Gesù è morto con la complicità dell’occupante romano, per una parvenza di legalità; di fatto, freddamente assassinato. E “loro” si sentono sollevati. Con questa morte si volta pagina, definitivamente. Non è forse l’esito normale del processo che quel disgraziato stesso aveva imprudentemente innescato? Assassinio politico, come avevano suggerito alle orecchie compiacenti di Pilato (“Non abbiamo altro re che Cesare”: Gv 19,15), mentre per i giudei si tratta piuttosto di un omicidio religioso, la giusta punizione per una bestemmia: “Noi abbiamo una Legge e secondo la Legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio” (Gv 19,7).

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Amici, in cammino con Gesù

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Bernardo di Clairvaux nel sermone 57, illustra a partire dal linguaggio allegorico del Cantico dei cantici come l’anima possa attendersi la venuta di Dio. Attraverso le immagini del Cantico, mette in risalto la “contemplazione casta” e le parole che evocano le qualità della sposa – “amica, colomba, bella” – in relazione a Marta, Maria e Lazzaro. Infatti l’anima si trova incessantemente in un’alternanza tra il desiderio di guadagnare delle anime (la conquista) e il bisogno di gustare la contemplazione e la preghiera. La sposa è dunque “amica” perche cerca di offrire aiuto attraverso la predicazione; è “colomba” perché con la preghiera supplica di ottenere la misericordia divina; ed è “bella” nel suo desiderio del cielo. Da qui il parallelo con Marta che serviva, Maria che si dedicava alla contemplazione e Lazzaro che gemeva levando suppliche nella tomba. I tre sono nel loro insieme simbolo della vita spirituale.

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Ogni giorno, ricominciare!

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Fratelli e sorelle, nel Prologo della sua Regola Benedetto fa un avvertimento chiedendo a ogni monaco una vigilanza, un’attenzione, un vero e proprio stato di allerta per poter procedere nella vita spirituale. Benedetto dice: “È ormai ora di svegliarci dal sonno” (Rm 13,11), e poi ci invita: “Aperti gli occhi alla luce divina, ascoltiamo la divina voce che chiama ogni giorno: ‘Se voi ascoltate oggi la mia voce, non indurite il vostro cuore!’ (Sal 95,8)” (cf. RB, Prologo 8-10).

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