Amici di Gesù, custodi dell’amore

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9 maggio 2024

“Se mi amate…”: Gesù chiede di amarlo. Lo desidera. L’immagine corregge una visione troppo unilaterale dell’amore del Padre in Gesù verso gli esseri umani. A volte sottolineando troppo la gratuità, l’immeritatezza, l’eccedenza, la sovrabbondanza dell’amore divino per gli esseri umani, sempre peccatori, cattivi, nemici, immeritevoli, incapaci di credere e di amare, si riduce questi a recettori passivi di qualcosa che li raggiunge dall’esterno da parte di qualcuno che sembra avere di mira la propria prestazione, lasciando però l’altro in situazione di inferiorità, poiché Dio è autosufficiente. 

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Né visto né conosciuto

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8 maggio 2024

Per Giovanni la cena/lavanda e i discorsi che la seguono, si collocano dopo l’equivalente del Getsemani (cf.12,23-33): le parole del Signore vanno comprese alla luce di questo. Gesù “non turbato”, che rassicura i discepoli, è il punto di arrivo della sua faticosa obbedienza, di un combattimento affrontato e superato accogliendo la sconfitta, perché vittoria non è trionfare ma accogliere (cf. Gen 32,25ss; Giacobbe e l’angelo). Rivela allora che il fallimento è per lui esplicitazione del servizio già prestato e svelamento della struttura sovversiva della comunità cristiana, in cui il “Signore e maestro” è il servo di tutti. Propone così autorevolmente di vivere il fallimento comunitario, tradimento, l’impossibilità a seguire, il rinnegamento, come occasioni di fiducia in Chi ha chiamato.

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Un Dio solidale dei nostri scacchi

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7 maggio 2024

L’Evangelo secondo Giovanni è spesso paradossale, non per il gusto del paradosso, ma perché, narrando l’opera di Dio nella storia, è ben conscio che il solo dire che Dio agisce nella storia è già una parola contraddittoria perché, come direbbe Qohelet, “Dio sta nei cieli e tu, uomo, sei sulla terra” (cf. Qo 5,1) e non si devono confondere i piani.

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