I libri di Samuele sono due a partire dalla traduzione greca dei Settanta, ma nascono in origine come un unico libro. Essi raccontano la trasformazione avvenuta nella vita del popolo di Israele, quando cessa di essere un aggregato marginale di tribù e assume l’assetto di un potere politico centralizzato. Le storie di Samuele e di Saul costituiscono, in questo contesto narrativo, un punto di passaggio dall’epoca dei “giudici” a quella dei “re”, per arrivare a David. Il messaggio fondamentale che emerge dall’insieme dei racconti è che l’esercizio del potere deve essere sempre subordinato alla parola del Signore. I primi lettori dei libri di Samuele sono stati probabilmente quei figli di Israele che avevano vissuto l’esilio, la distruzione del tempio e la deportazione a Babilonia.
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Dopo la morte di Mosè, la cui vicenda abbiamo conosciuto il mese scorso, Dio si rivolge a Giosuè e gli chiede di attraversare il Giordano insieme al popolo di Israele, e di assegnare loro la terra promessa. Giosuè si trova, dunque, tra l’esperienza recente della morte di Mosè, suo predecessore, e il compito di portare a termine il lungo cammino di peregrinazione che vede Israele in marcia da quarant’anni.
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