La strana via della libertà


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6 novembre 2024

Dal Vangelo secondo Luca - Lc 14,25-33 (Lezionario di Bose)

In quel tempo 25una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro: 26«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. 27Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.
28Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? 29Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, 30dicendo: «Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro». 31Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? 32Se no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. 33Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.


Ormai, l’ora del successo è suonata per Gesù! Infatti, non è solo una folla che va con lui, ma alla lettera “numerose folle”, e il capitolo successivo dirà che attorno a Gesù ci sono proprio tutti: “tutti gli esattori delle tasse e tutti i peccatori” insieme con “i farisei e gli scribi” (Luca 15,1). 

Gesù idolatrato! A questo punto, poco importa ciò che dice: le folle lo esaltano, non lo ascoltano. Sono prese da quell’entusiasmo che può, in un istante, tramutarsi in odio mortale, come di fatto avverrà fra poco quando Gesù sarà a Gerusalemme Forse allora non è a caso se, subito dopo il testo odierno, Gesù conclude il suo discorso con l’ammonimento: “Chi ha orecchi per ascoltare ascolti!” (Luca 14,35).

Gesù però non si fa illusione sul successo che l’accompagna. “Si voltò” scrive Luca, cioè: fa fronte, contrasta, quasi si oppone a quelle folle con parole insopportabili che, però, non sembrano “turbarle” più di tanto. 

Ma noi – che apparteniamo a queste folle, benché siamo solo lettori di Gesù – ascoltiamo e le comprendiamo le sue parole?

Gesù inizia con parole intollerabili, che le traduzioni indeboliscono unanimemente. Alla lettera infatti Gesù apre dicendo: “Se uno viene a me e non odia (greco miseîn) suo padre e sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e persino la propria vita, non può essere mio discepolo”. E non si può dire che Luca non conoscesse il comparativo che gli avrebbe permesso di dire, come si traduce solitamente: “Se non mi ama più di quanto ami suo padre…” Il parallelo di Matteo mostra che era possibile. Scrive infatti: “Chi ama suo padre o sua madre più di me (hypèr emè) non è degno di me” (Matteo 10,37). Ma allora come comprendere Gesù che ricorderà, poco dopo, il comandamento di onorare padre e madre (Luca 18,20)?

Sono parole paradossali, come le ama Luca, che ha anche riportato questo detto di Gesù: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua” (Luca 9,23) - cosa impossibile, poiché il giorno in cui un condannato portava la sua croce era anche l’ultimo della sua vita.

Questa parola, come anche le due piccole parabole del costruttore della torre e del re che parte in guerra, sottolineano in realtà che la sequela è un assoluto: esaurisce ogni nostra capacità di amore e diventare discepolo di Gesù implica di rinunciare a tutto ciò che si ha e che si è, o, per dirla con Girolamo, “Seguire nudo Gesù nudo”.

Perché questa “brutalità”? Noi vediamo lo sforzo impossibile e ci ribelliamo. Gesù, lui, vede la promessa: chi rinuncia a tutto e a se stesso, trova finalmente la vita di libertà, non rivendica nulla e tutto gli arriva come dono. 

Chi “odia” padre e madre, li riceve nuovamente da Dio, come fratello e sorella; chi ci pensa due volte prima di costruire una torre e chi si consulta con altri prima di partire in guerra, trova onore e riconciliazione, vita piena, anticipo di ciò che si vivrà alla tavola del Signore della gioia.

Davvero, “chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!”

fratel Daniel


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