Non così tra voi!
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30 agosto 2024
Mt 20,24-28
In quel tempo 24gli altri dieci discepoli, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. 25Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dóminano su di esse e i capi le opprimono. 26Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore 27e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. 28Come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».
Oggi buona notizia per noi è l’insegnamento, la correzione e la consolazione che ci vengono dalla risposta di Gesù ai discepoli (che hanno appena reagito con indignazione alla richiesta precedente di Giacomo e Giovanni): ”Tra voi non è così!”.
I due episodi, quello di Giacomo e Giovanni e quello degli altri discepoli, in realtà formano una stretta unità. Per questo, vanno considerati e compresi insieme.
Preceduto immediatamente dall’angoscioso annuncio di Gesù della passione e morte che egli presto subirà, e dall’enigma della resurrezione, e provocato da esso, irrompe il desiderio dei due discepoli dei due posti, che immaginano di potere, accanto a Gesù nel suo Regno. È il desiderio più contrario e alternativo a quella parola di Gesù che è la parola della croce! È il desiderio del potere, che ci insidia tutti e tutte, la più facile tentazione per noi per sfuggire alla parola della croce e/o alla verità della nostra pochezza. Desiderio che rivela il nostro abbaglio nel cercare la felicità: come dice Gesù: “Voi non sapete quello che chiedete!”, non sapete quello che desiderate. Davanti a una parola tremenda e misteriosa che ci riguarda come l’evangelo della passione,morte e resurrezione di Gesù, la voglia di fuggirla ci spinge a “distrarci”. Per questo Gesù dice che perché la Parola e l’attesa di lui mettano radice in noi occorre che non ci lasciamo distrarre. E quale distrazione è più radicale di quella del potere rispetto all’annuncio del Messia Servo, mite e umile di cuore? Cosa più del potere immaginiamo capace di preservarci dall’umiliazione?
Per questo Gesù parla loro proprio del potere che esercitano i grandi di questo mondo, umiliando e schiacciando tutti gli altri considerati sudditi, per dire che no, non è così che dovrà essere tra loro, tra noi: questo per Gesù è il cardine della differenza evangelica.
Quando il nostro desiderio più profondo, mosso dall’amore che Dio ha per ciascuna/o, si fa preghiera fiduciosa, come Maria di Nazareth chiediamo a Dio che “ci avvenga secondo la sua parola” (Lc 1,38), senza sognare altro, perché solo nel suo desiderio c’è gioia per me. Non c’è per me altro bene che l’amore di Dio arrivato fino a me e per me nella sua parola, come sta scritto “Nella tua promessa trovo la mia gioia” (Ps 119). Sognare il potere come un bene è inganno del serpente antico. Perciò Gesù spiega ai due discepoli, e a tutti gli altri, che non è venuto per farsi servire, come un uomo di potere, ma al contrario, per servire!
E così è per chi vuole stargli accanto: il Padre ha riservato quei posti per coloro che servono (cf. Mt 25,31-45).
Giacomo e Giovanni con ragione desiderano la promessa di un posto accanto a Gesù nel Regno, ma sbagliano completamente nell’immaginarlo come un posto di potere!
Il Vangelo ci mette di fronte la Parola di Dio che è sempre una promessa, e i nostri desideri alternativi ad essa, mostrandoci quanto sbagliamo la mira nel cercare la felicità; come dice Isaia (55,8): “I miei pensieri non sono i vostri pensieri, e le mie vie non sono le vostre vie”.
È la cecità del nostro io sfiduciato che sogna il potere come surrogato dell’essere amati. Che il Signore ci conceda di percepire la perdizione che c’è in ogni desiderio di grandezza, in ogni distrazione che ci venga incontro come alternativa alla Parola d’amore, alla parola della croce.
Come canta un verso antico e sapiente: “Sta attento, sii prudente, guardati dalla distrazione in agguato”.
sorella Maria