Ipocrisia!
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7 agosto 2024
Mt 15,1-9
1 In quel tempo alcuni farisei e alcuni scribi, venuti da Gerusalemme, si avvicinarono a Gesù e gli dissero: 2«Perché i tuoi discepoli trasgrediscono la tradizione degli antichi? Infatti quando prendono cibo non si lavano le mani!». 3Ed egli rispose loro: «E voi, perché trasgredite il comandamento di Dio in nome della vostra tradizione?
4Dio ha detto: Onora il padre e la madre e inoltre: Chi maledice il padre o la madre sia messo a morte.
5Voi invece dite: «Chiunque dichiara al padre o alla madre: Ciò con cui dovrei aiutarti è un'offerta a Dio, 6non è più tenuto a onorare suo padre». Così avete annullato la parola di Dio con la vostra tradizione.
7Ipocriti! Bene ha profetato di voi Isaia, dicendo:
8Questo popolo mi onora con le labbra,
ma il suo cuore è lontano da me.
9Invano essi mi rendono culto,
insegnando dottrine che sono precetti di uomini».
Cambio di atmosfera! Ieri, eravamo con Pietro, Giacomo e Giovanni sul Tabor a contemplare la rivelazione della luce divina che illuminava il Signore Gesù o da lui emanava, e della quale si facevano interpreti Mosè ed Elia, la Legge e i Profeti, l’Antico Testamento. Oggi siamo testimoni della meschinità di legalisti incapaci di vedere più in là del proprio naso e delle minuziose rubriche dei loro manuali liturgici o morali.
In realtà, ciò che ora ascoltiamo nell’evangelo odierno non è molto diverso da ciò che riempie i giornali, cartacei, digitali o televisivi, ai quali abbiamo accesso. Con in più le drammatiche conseguenze cui conducono le nostre arroganti meschinità.
Gesù parla delle ipocrisie del suo tempo e dei religiosi del suo mondo ebraico, ma sono forse soltanto di loro?
A Gesù si rimprovera la poca attenzione alle leggi di purità: “I tuoi discepoli trasgrediscono la tradizione degli antichi, prendono cibo senza essersi lavate le mani”. In realtà, Gesù non contesta quelle leggi che si trovano in particolare nel libro del Levitico (dove però non si prescrive di lavarsi le mani prima dei pasti), altrimenti, non si capirebbe perché la chiesa ha fatto tanta fatica ad accogliere nel proprio seno i pagani senza obbligarli prima a diventare ebrei, ma con la sola condizione di credere in Gesù (l’episodio del centurione Cornelio, come anche l’assemblea degli apostoli a Gerusalemme, sono molto istruttivi al riguardo, cf. At 10-11 e 15).
Gesù denuncia invece un atteggiamento che, più avanti nell’evangelo secondo Matteo, egli illustrerà in modo molto efficace: “Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello” (Mt 23,24). Qui alla “tradizione degli anziani” – ciò che in linguaggio monastico si potrebbe chiamare il “consuetudinario” – Gesù contrappone il “comandamento di Dio”: importante questo singolare che rinvia fondamentalmente al “grande comandamento”, quello che l’ebreo ripete tre volte al giorno: “Ascolta, Israele, il Signore, nostro Dio, il Signore è uno. Amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutte le forze” (Dt 6,5), comandamento che già per i contemporanei di Gesù implicava anche l’amore per il prossimo (cf. Mc 12,28-33) e quindi anche l’onore per i genitori.
Ma, non si potrebbe oggi trasportare questo dibattito tanto nel campo ecclesiale quanto in quello politico? Quando si preferiscono gli uffici liturgici ai bisogni reali di sorelle o fratelli dei quali Dio ci ha costituiti custodi; quando prevalgono riti, tradizioni vestimentarie o desiderio di apparire sul compito legato al ministero ricevuto; quando si utilizzano – in politica – ogni occasione per insultare l’avversario, senza preoccuparsi minimamente della sorte (o addirittura della morte) di migliaia di esseri umani che hanno almeno lo stesso diritto di vivere di quelli che così si comportano, non c’è forse da gridare: “ipocrisia!”?
Sì, parole attuali quella del sempre vivente Figlio di Dio; parole che solo ingannandoci grandemente pensiamo rivolte solo ad altri.
fratel Daniel