Nascondimento
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31 luglio 2024
Mt 13,44-46
In quel tempo Gesù disse:" 44Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.
45Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; 46trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.
“C’è una cosa che si può trovare in un unico luogo al mondo: è un grande tesoro, lo si può chiamare il compimento dell’esistenza. E il luogo in cui si trova questo tesoro è il luogo in cui ci si trova”. Così Martin Buber, ne Il cammino dell’uomo commenta la storia di Rabbi Eisik, che aveva creduto di dover andare da Cracovia fino a Praga, a cercare un tesoro sotto il ponte del palazzo reale, per poi accorgersi che il tesoro si trovava sotto la stufa di casa sua. Ovviamente, questa storia, per essere accettabile, suppone che uno abbia una casa e magari anche una stufa, cioè abbia un luogo in cui possa trovarsi e in cui fare una vita dignitosa.
Con questa premessa chassidica rileggiamo oggi due brevi parabole evangeliche che sono anche gemelle, quelle del tesoro nel campo e della perla di grande valore. Sono gemelle perché costruite entrambe su una scoperta fortuita, casuale, e su un acquisto che richiede la vendita di ogni altro bene. Questa doppia parabola insegna che si deve essere disposti a perdere tutto, a rinunciare ad ogni altra ricchezza, pur di avere il tesoro, la perla preziosissima. Soltanto la scoperta di questo tesoro, di questa perla, rende possibile, praticabile, operativa la rinuncia.
Così è anche per le piccole cose, non soltanto per il grande tesoro che possiamo chiamare il compimento della nostra esistenza. Di fatto, quotidianamente ci è chiesto di rinunciare a qualcosa in vista di un bene maggiore. Generalmente la nostra scelta non è tra il bene e il male, di cui tante volte non siamo neppure consapevoli, o che siamo incapaci di prevedere, ma tra un bene e un bene maggiore, tra un male e un male minore.
In questo senso, mi sembrano istruttive due piccole particolarità della prima parabola, quella del tesoro nel campo, che non si leggono invece nella seconda, quella della perla preziosa. La prima particolarità è la gioia: quell’uomo che trova il tesoro, “nella sua gioia va”, vende tutto e compra quel campo. Possiamo immaginare che questa gioia sia anche quella del mercante di perle, ma solo qui è sottolineata. La scoperta inattesa desta sorpresa e rende gioiosi, questo si capisce. Ma possiamo anche dire il contrario: non c’è vera scoperta se non c’è anche la gioia.
L’altro dettaglio, forse, è più intrigante e si adatta unicamente al primo caso: l’uomo che trova il tesoro nascosto nel campo, prima di tutto che cosa fa? Lo nasconde di nuovo. Apparentemente, questo è il contrario di un’esplosione di gioia. Indica, invece, segretezza, una calcolata prudenza. L’uomo è ben consapevole dell’importanza del suo ritrovamento, ma proprio per questo si sente indotto a proteggerlo, a custodirlo, a non lasciarsi andare a un gesto di entusiasmo che lo comprometterebbe, o che lo metterebbe in pericolo. Nascondere di nuovo, proprio perché il tesoro è troppo importante.
Altrove, nel Vangelo, questa prudenza è sconsigliata: il servo che nasconde il suo talento sotto terra, anziché farlo fruttificare, è severamente rimproverato (cf. Mt 25,24-25). Sono due casi estremi, opposti, come tante volte sono i casi che si presentano nella vita o che ci presenta lo stesso Vangelo. Ma ci insegnano che vi possono essere due diverse prudenze: una dettata dalla paura, ma l’altra dettata dalla gioia.
fratel Alberto