Credere che l’amore è più forte
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13 giugno 2024
Mc 11, 22-25
In quel tempo Gesù22rispose: «Abbiate fede in Dio! 23In verità io vi dico: se uno dicesse a questo monte: «Lèvati e gèttati nel mare», senza dubitare in cuor suo, ma credendo che quanto dice avviene, ciò gli avverrà. 24Per questo vi dico: tutto quello che chiederete nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi accadrà. 25Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi le vostre colpe».
«Abbiate fede in Dio. In verità io vi dico: se uno dicesse a questo monte…». Le affermazioni successive di Gesù vanno lette nel contesto, per afferrarne il senso e non riceverle come degli slogan religiosi che potrebbero indurci a sentirci giudicati nella nostra fede. Le affermazioni radicali di Gesù non hanno lo scopo di svalutare la nostra fede, ma sono una chiamata ad approfondirla.
Gesù è salito a Gerusalemme, è stato acclamato come “Benedetto colui che viene nel nome del Signore”, (11,9) è salito al cuore della città, al Tempio. Là ha compiuto un gesto profetico ricordando ai capi religiosi la Scrittura e pertanto la loro responsabilità nel tradire la Parola di Dio: “La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le genti, voi invece ne avete fatto un covo di ladri (v. 17).
Il gesto profetico di Gesù nel Tempio, compiuto davanti a tutto Israele, era stato in qualche modo anticipato da una sua parola di rimprovero ad un fico senza frutto in presenza dei soli discepoli come una preparazione per loro all’evento successivo nel Tempio. “La mattina seguente, passando, videro l’albero di fichi seccato” e Pietro si stupisce della potenza della parola di Gesù.
“Se uno dicesse a questo monte: “Lèvati e gettati nel mare”, senza dubitare in cuor suo, ma credendo che quanto dice avviene, ciò gli avverrà”. Per questo vi dico: tutto quello che chiederete nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi accadrà.” (Mc 11,24) “Qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome io la farò“ (Gv 14,13).
La sua Parola, nutrita dalla sua fede, facendo seccare un fico denuncia il tradimento dell’albero, simbolo dei capi di Israele che non hanno portato il frutto al popolo affamato di cui Gesù, figlio d’Israele è la figura: “Gesù ebbe fame” (v. 12).
Gesù è potente, di una potenza che proviene dal Padre che è la potenza dell’amore che il Padre ha per il suo fico, il suo Tempio, il suo popolo, e dunque per l’umanità. È come se dicesse: “Malgrado e a causa della sterilità del fico, malgrado e a causa della contraddizione alla Parola di Dio, abbiate fede, credete che affidandovi alla mia fede, alla mia potenza di amore, al mio perdono, ogni ostacolo può essere rimosso”.
Sì, proprio “a causa” della montagna di assurdità, a causa del male imperante nel mondo e della sua sterilità, noi discepole e discepoli siamo convocati da Gesù ad avere fede, senza dubitare, che la sua potenza esaudirà la nostra richiesta nel Suo nome. Nel Suo nome, come lui vive nel nome del Padre.
Nel nome del Padre, sulla croce, ha avuto fiducia che la contraddizione assoluta, la morte, sarebbe stata gettata nel mare dalla potenza dell’amore del Padre al di là delle sembianze del fallimento e non esaudimento della preghiera di Gesù al Getsemani.
Ci sentiamo impotenti? Contrastiamo questo sentimento con la nostra fede: “Non sia turbato il vostro cuore, abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me.” (Gv 14,1) La nostra fede è la nostra potenza quando è nel Suo nome. “Tutto quello che chiederete nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi accadrà”.
Credere è credere che l’amore di Dio è più forte dell’assurdità, perché ha la potenza del perdono che è potenza di risurrezione già operante nei nostri cuori e lo sarà in pienezza.
sorella Sylvie